Il 1° dicembre 1923, alle 07:15, la diga del Gleno, situata in Val di Scalve, in provincia di Bergamo, crollò. Costruita in pochi mesi nel 1923, era una struttura a gravità di nove arcate, alta 40 metri e lunga 100 metri. La causa del crollo non è stata definitivamente accertata, ma le indagini hanno ipotizzato una serie di fattori, tra cui:
- un errore di progettazione, che avrebbe comportato un sovraccarico dell’arco centrale della diga;
- una costruzione scadente, con l’utilizzo di materiali di scarsa qualità;
- un’eccessiva pressione dell’acqua nel bacino artificiale.
Indipendentemente dalla causa, il crollo della diga provocò una catastrofe. Un’onda di acqua, fango e detriti si riversò a valle, distruggendo i paesi di Bueggio, Corna e Dezzo. Il bilancio delle vittime fu tragico: morirono 356 persone, tra cui donne, bambini e anziani. Altri 600 furono feriti e migliaia di persone rimasero senza casa.
Il disastro della diga del Gleno fu un evento che segnò profondamente la Val di Scalve. La tragedia fu dimenticata per molti anni, ma negli ultimi decenni è stata riscoperta e ricordata come un monito per le future generazioni.
Cento anni fa il disastro della diga del Gleno, Mattarella: “l’Italia non dimentica”
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Sindaco del Comune di Azzone, Mirella Cotti Cometti, Componente del Comitato “Disastro del Gleno 1923/2023” , il seguente messaggio: “Sono trascorsi cento anni dal giorno del disastro della diga del Gleno che si squarciò la mattina del 1° dicembre 1923, dopo nefasti e purtroppo trascurati annunci. Milioni di metri cubi di acqua precipitarono sui paesi sottostanti, cancellando case, scuole, fabbriche, strade. Oltre 350 persone vennero travolte e uccise: molte di queste erano fanciulli. La morte, il dolore, la sofferenza impressero un segno indelebile sulle comunità e sulle valli. L’Italia intera non dimentica, come non possono dimenticare le genti che hanno ricostruito dopo la catastrofe. Esprimo apprezzamento e vicinanza ai Comuni di Angolo Terme, Azzone, Colere, Darfo Boario Terme, Schilpario e Vilminore di Scalve, promotori di iniziative che nella ricorrenza coinvolgono le loro comunità. Il crollo della parte centrale della diga del Gleno fu la conseguenza di gravi responsabilità nella progettazione e nella costruzione, di sconcertanti omissioni nelle autorizzazioni e nei controlli. Drammatiche lezioni di questa natura devono produrre maggiore lungimiranza e prudenza. Occorre che si affermi una visione di lungo periodo nella tutela delle persone nei territori, non condizionata da interessi contingenti o indegni opportunismi. La memoria del disastro del Gleno contiene anche la solidarietà espressa alle comunità colpite e che sempre il nostro Paese ha manifestato con generosità e larga partecipazione di fronte alle difficoltà e ai bisogni in situazioni d’emergenza. È un tratto della nostra storia e della nostra cultura che interpreta il valore prezioso dell’unità“.