Centinaia di mini-eruzioni stromboliane sull’Etna: i possibili scenari futuri secondo l’INGV

L’Etna in eruzione intermittente: l'INGV spiega cosa sta succedendo sul vulcano e i possibili scenari futuri
MeteoWeb

“Una settimana dopo l’ultimo episodio parossistico del 12 novembre 2023, dal pomeriggio del 19 novembre il Cratere di Sud-Est dell’Etna ha ricominciato a dare ”segni di vita” (Figura 1). All’inizio sembrava il classico preludio di un nuovo parossismo: piccole esplosioni stromboliane, aumento delle emissioni di gas e un distinto incremento dell’ampiezza del tremore vulcanico. Dopo poco però, l’attività si è bruscamente arrestata e l’ampiezza del tremore è tornata al livello precedente. Tuttavia, dopo alcune decine di minuti si sono nuovamente verificate piccole esplosioni stromboliane che sono continuate per alcuni minuti per poi diminuire e cessare un’altra volta, sempre in concomitanza con un breve “picco” nell’ampiezza del tremore vulcanico”. E’ quanto scrivono Boris Behncke e Marco Neri (INGV) in un approfondimento pubblicato sul blog INGVvulcani in cui spiegano cosa sta succedendo in questi giorni sull’Etna.

eruzione etna 19-20 novembre 2023
Figura 1 – Immagini della telecamera di sorveglianza dell’INGV-Osservatorio Etneo a Monte Cagliato (versante orientale etneo) di alcuni dei primi episodi eruttivi, nella serata del 19 novembre e nel mattino del 20 novembre 2023

“Durante i giorni successivi è stato ben evidente che l’attività vulcanica aveva preso un ritmo particolare, con periodi di 10-15 minuti di attività stromboliana (Figura 2a) separati da intervalli un po’ più lunghi di quiete. Si osservavano solo piccole variazioni in termini di intensità delle esplosioni ed emissioni di cenere (Figura 2b) e della durata delle sequenze di esplosioni. Nella serata del 21 novembre, però, una debole attività eruttiva è ripresa anche ad una seconda bocca, posta poco ad est di quella in attività ormai da alcuni giorni”, continuano i due esperti.

eruzione etna 20-21 novembre 2023
Figura 2 – Attività al Cratere di Sud-Est all’alba del 20 novembre (a) e nel primo pomeriggio del 21 novembre (b). Foto scattate da Tremestieri Etneo, sul fianco meridionale del vulcano

“Tra il 22 ed il 24 novembre le cattive condizioni meteorologiche hanno impedito le osservazioni visive, ma le reti strumentali hanno fatto supporre il proseguimento di una blanda attività eruttiva. Il 24 novembre, sotto un sole nuovamente splendente, l’attività eruttiva aveva ritrovato il suo ritmo: gli episodi stromboliani avvenivano mediamente ogni 70 minuti, come confermato dall’andamento temporale del tremore vulcanico. Nella serata del medesimo giorno, inoltre, si osservava un piccolo trabocco di lava che si stava affacciando sul fianco sud-orientale del cono del Cratere di Sud-Est, all’interno del profondo solco scavato dal collasso avvenuto durante il parossismo del 10 febbraio 2022 (Figura 4)”, spiegano Behncke e Neri.

eruzione etna 24-25 novembre 2023
Figura 4 – (a) Attività stromboliana vista da Piano Vetore (versante sud-occidentale etneo, a 6 km dal Cratere di Sud-Est) nel mattino del 24 novembre 2023. (b) Attività stromboliana e piccolo trabocco lavico sul fianco sud-occidentale del cono del suddetto cratere poco dopo la mezzanotte del 25 novembre 2023. Foto scattata da Tremestieri Etneo

Centinaia di mini-eruzioni stromboliane

“Nel complesso, tra il 19 e il 1° dicembre si sono verificati oltre 250 episodi stromboliani, che sono assimilabili a  “mini-eruzioni”: dopo circa un’ora di calma pressoché totale, ogni episodio eruttivo inizia con debolissimi sbuffi di gas caldo ed espulsione di pochi frammenti di lava incandescente. Dopo alcuni minuti le esplosioni diventano più energetiche, sebbene ancora separate da intervalli di uno o due minuti. Questo tipo di attività persiste tuttora (1 dicembre 2023). Nella maggior parte dei casi le esplosioni avvengono dalla “bocca della sella”, sulla cima del Cratere di Sud-Est. In alcuni casi, però, l’attività stromboliana avviene anche da almeno un’altra bocca situata immediatamente ad est, mentre le esplosioni si fanno progressivamente più intense, con getti che raggiungono altezze fino a 150 m sopra l’orlo craterico (Figura 5). Il materiale eruttato ricade sui fianchi del cono del Cratere di Sud-Est e raramente raggiunge la sua base”, scrivono i due esperti dell’INGV.

eruzione etna 27 novembre e 1 dicembre 2023.jpg
Figura 5 – (a) Esplosioni stromboliane dalle due bocche in attività nella “sella” del Cratere di Sud-Est, nel mattino del 27 novembre 2023. (b) Attività stromboliana alla “bocca della sella” a mezzogiorno del 1 dicembre 2023. Ambedue le viste sono state riprese da Monte Arso nei pressi di Ragalna, sul fianco sud-occidentale dell’Etna. Si nota la crescita di un piccolo cono di scorie intorno alla bocca

“Spesso, si vedono grosse bolle di gas esplodere molto in superficie appena sotto il livello del magma (Figura 6), con lancio di materiale molto grossolano che ricade sui fianchi del cono. Le fragorose detonazioni legate a questa attività fanno tremare i vetri delle abitazioni dei paesi ubicati sui fianchi del vulcano, incutendo qualche sconcerto nelle popolazioni etnee. Al culmine di ogni episodio, per pochi minuti le due bocche eruttano simultaneamente, ma poi l’attività comincia a diminuire, con qualche breve recrudescenza e dopo 10-15 minuti l’episodio è finito e torna una calma quasi assoluta… ma non per molto!”, viene spiegato.

eruzione etna 29-30 novembre 2023
Figura 6 – Spettacolari esplosioni, viste durante le serate del 29 e 30 novembre 2023 da Tremestieri Etneo

“L’attività eruttiva finora descritta sarebbe del tutto normale per un vulcano a “condotto aperto” e ad attività “persistente” come l’Etna, se non fosse per la singolare ciclicità degli episodi eruttivi stromboliani di questo periodo, che avvengono ad intervalli temporali tanto regolari da sembrare cadenzati da un orologio svizzero. Per certi versi, la ripetitività di queste mini-eruzioni ricorda ciò che avviene da millenni alle bocche sommitali del vulcano Stromboli, ed infatti non a caso le eruzioni classificate come “stromboliane” hanno questo nome”, spiegano Behncke e Neri.

Cosa produce le brevi e spettacolari eruzioni etnee di questo periodo?

Per rispondere a questa domanda, Boris Behnkce e Marco Neri fanno “alcune supposizioni“, anche sulla base della “storia eruttiva recente del vulcano”. “Nella primavera del 2017, ad esempio, per alcune settimane l’Etna si è comportata quasi allo stesso modo, producendo dalla sommità del Cratere di Sud-Est decine di brevi episodi esplosivi di modesta energia a cadenza regolare; in quel caso, però, ogni evento eruttivo è avvenuto dopo pause di 8-10 ore circa, più lunghe di quelle attuali. Ancora prima, nel 1997-1998, lo stesso Cratere di Sud-Est ha prodotto dalla sua cima una debole ma costante attività stromboliana durata molti mesi. Sembra, quindi, plausibile immaginare che il perdurare quasi costante degli episodi eruttivi stromboliani possa essere legato alla dinamica di risalita del magma, che in questi casi trova un punto di equilibrio tra la quantità di magma che risale nel condotto e quella che erutta in superficie”, spiegano i due esperti.

Cosa può succedere adesso?

“Fino a quando la quantità di magma che risale nel condotto del Cratere di Sud-Est è equilibrata da quella che viene eruttata in superficie, è probabile che le eruzioni stromboliane continuino con le medesime caratteristiche, alimentando tipiche “eruzioni terminali” (vedi Figura 3)”, spiegano Behncke e Neri. “Se, invece, questo equilibrio si dovesse rompere, lo stile eruttivo cambierà. In particolare, possiamo immaginare almeno quattro differenti scenari:

  1. la quantità di magma che risale nel condotto diminuisce: in questo caso il magma nel condotto si abbassa di quota e le eruzioni stromboliane potrebbero terminare e riprendere in occasione di una successiva rialimentazione del sistema;
  2. la quantità di magma che risale nel condotto aumenta: l’attività stromboliana potrebbe incrementare in energia e frequenza delle esplosioni, conducendo ad un tipico parossismo eruttivo (noto anche col nome di “fontana di lava”) come quelli che assai numerosi sono avvenuti negli ultimi anni;
  3. la quantità di magma che risale nel condotto incrementa notevolmente: le pareti del condotto potrebbero fratturarsi, consentendo al magma di intrudersi nelle fratture formando un “dicco”. In questo caso, se la frattura si propaga verso la parte più superficiale del condotto, il dicco magmatico può emergere in superficie dalla base del cono del Cratere di Sud-Est generando una cosiddetta “eruzione sub-terminale” (vedi Figura 7);
  4. come possibile variante al precedente caso 3), se il condotto si dovesse fratturare più in profondità, un dicco magmatico potrebbe intrudersi nei fianchi del vulcano e, se dovesse raggiunge la superficie topografica, potrebbe generare un’eruzione laterale (Figura 7)”.

In conclusione, Behncke e Neri sottolineano che “al momento attuale, i dati raccolti dalle reti di monitoraggio dell’INGV indicano come più probabili i primi due scenari eruttivi. C’è comunque la possibilità non troppo remota che possa verificarsi anche un’eruzione sub-terminale come quella avvenuta nell’estate del 2017, subito dopo i ripetuti episodi stromboliani della tarda primavera dello stesso anno. Il quarto scenario, cioè quello che porterebbe ad un’eruzione laterale, sarebbe comunque preceduto da precursori importanti come, ad esempio, notevole deformazione del suolo, sciami sismici, variazione significativa del tipo e della quantità di gas emessi dal vulcano, variazione del valore dell’accelerazione di gravità; tutti fenomeni che verrebbero certamente registrati dalle reti di monitoraggio e che, quindi, consentirebbero di individuare in anticipo l’intrusione laterale di un dicco magmatico a bassa quota. Attualmente, però, tali precursori non vengono registrati, per cui un’eruzione laterale è improbabile”, concludono i due esperti dell’INGV.

Condividi