La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha bocciato la normativa con la quale l’Italia aveva vietato nel 2013 la vendita di sacchetti monouso prodotti con materiali non biodegradabili e non compostabili, sebbene fosse in conformità con la direttiva europea del 1994. Secondo quanto riportato in una nota della Corte, la legge italiana è stata ritenuta in violazione del diritto dell’Unione Europea. Tuttavia la stessa Corte, nella sentenza emessa oggi, osserva che l’intervento messo in campo dall’Italia nel 2013 “può essere giustificato dall’obiettivo di garantire un livello più elevato di protezione dell’ambiente“.
Secondo la Corte la norma può essere giustificata, “a condizione che essa sia basata su nuove prove scientifiche relative alla protezione dell’ambiente emerse successivamente all’adozione di una norma eurounitaria e a condizione che lo Stato comunichi alla Commissione le misure previste e i motivi della loro adozione“.
Assobioplastiche: “sentenza della Corte UE riguarda il vecchio decreto”
Assobioplastiche evidenzia che la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea oggi pubblicata riguarda esclusivamente la vecchia normativa italiana sui sacchetti di plastica. La pronuncia riguarda in concreto un vecchio decreto ministeriale (il DM 18 marzo 2013) che da tempo non è più in vigore che venne adottato dall’Italia quando ancora non era stata emanata la direttiva shopper 2015/720, che contempla espressamente la possibilità per gli Stati di vietare i sacchetti di plastica.
Si tratta di un giudizio relativo quindi a normative già abrogate e del tutto superate dalle nuove e in cui, peraltro, la bocciatura della Corte è su aspetti formali e procedurali (errori nel processo di notifica all’UE). Si è contestato all’Italia di aver adottato detti divieti “troppo presto“, ossia prima che l’UE stessa prevedesse i divieti con la direttiva shopper 2015/720.
“Ce l’aspettavamo – commenta Luca Bianconi, Presidente di Assobioplastiche – ma, per sgombrare il campo da equivoci, è bene sottolineare che la sentenza riguarda il “vecchio” ordinamento. La normativa europea sugli imballaggi è, com’è noto, nel frattempo positivamente evoluta e ora c’è la direttiva shopper, che consente i divieti e obbliga gli Stati a intervenire sui sacchetti. Il decreto ministeriale del 2013 contestato non c’è più e c’è una nuova normativa di recepimento della direttiva shopper, che non è messa in discussione dalla sentenza. Ci tengo a precisare, quindi, che l’attuale normativa sulle bioplastiche che recepisce la direttiva shopper del 2015 è perfettamente in vigore avendo seguito tutte le procedure previste. Purtroppo, quando non si riescono a trovare elementi di sostanza contro normative pioniere che hanno anticipato l’evoluzione stessa del diritto europeo, ci si appella a forma e procedure. Ci siamo abituati, ma i fatti sono dalla nostra parte”.