Il TRGA di Trento si è pronunciato oggi con due analoghe ordinanze in merito alla sorte dell’orsa JJ4 e dell’orso MJ5, sciogliendo la riserva assunta all’udienza di discussione dello scorso 14 dicembre, in cui gli avvocati della LNDC Animal Protection avevano ribadito le ragioni a sostegno dell’impugnazione dei decreti di abbattimento dei due animali. Accogliendo una richiesta formulata dai legali della LNDC Animal Protection Paolo Emilio Letrari e Michele Pezone, il Tribunale di Trento ha sospeso entrambi i giudizi, mantenendo ferma anche la sospensione cautelare degli abbattimenti programmati dalla Provincia autonoma di Trento, per rinviare gli atti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, affinché quest’ultima si pronunci sulla corretta interpretazione della norme comunitarie che autorizzano, a determinate condizioni, l’abbattimento di esemplari delle specie protette orso e lupo.
“La Corte di Giustizia UE – si legge in una nota di LNDC Animal Protection – è ora finalmente chiamata a pronunciarsi sul tema fondamentale della corretta valutazione dell’incidenza dei prelievi autorizzati dalla Provincia autonoma di Trento sullo stato di conservazione della specie ursina nel suo areale di insediamento, alla luce dei principi già esposti dalla Giurisprudenza comunitaria e richiamati nella sentenza resa in data 10 ottobre 2019 nella causa C‑674/17″, secondo cui “conformemente al principio di precauzione sancito dall’articolo 191, paragrafo 2, TFUE, se l’esame dei migliori dati scientifici disponibili lascia sussistere un’incertezza quanto al fatto che una siffatta deroga pregiudichi o meno il mantenimento o il ripristino delle popolazioni di una specie minacciata di estinzione in uno stato di conservazione soddisfacente, lo Stato membro deve astenersi dall’adottarla o dall’attuarla”.
“In altre parole – affermano gli animalisti di LNDC Animal Protection – il dibattito ora si eleva e si porta dal piano genericamente “politico” a quello più squisitamente scientifico, dove dovrà essere valutata la gestione dei grandi carnivori da parte della Provincia autonoma di Trento. Un grande risultato per la LNDC Animal Protection, da anni impegnata sul fronte della tutela dei grandi carnivori sempre più mal tollerati e minacciati nel loro Habitat naturale anche dalle stesse istituzioni che dovrebbero garantire la loro conservazione”.
Enpa, Leidaa e Oipa: “sorpresi della decisione di rimettere alla Corte UE”
“Se da una parte siamo soddisfatti che le conclusioni del Tar di Trento sul nostro ricorso permettano la sospensione dell’uccisione degli orsi JJ4 ed MJ5, dall’altra ci sorprende la decisione assunta del Tribunale amministrativo di rimettere alla Corte di Giustizia Europea gli atti relativi”. Così le associazioni Enpa, Leidaa e Oipa sulle ordinanze pubblicate questa mattina dal Tar di Trento.
“Ci sorprende – continuano le associazioni – in quanto sia i fatti che le norme erano molto chiari. L’articolo 16 della Direttiva Habitat, infatti, afferma che occorre adottare soluzioni valide, se disponibili, rispetto all’uccisione degli animali, quella uccisione che il Consiglio di Stato ha ripetutamente definito – intervenendo nei giudizi sui grandi carnivori – come atto irreparabile, dunque irreversibile. Il Consiglio di Stato, lo ricordiamo, era intervenuto sulle vicende concedendo la sospensiva da noi richiesta rispetto a decisioni, appunto, irreparabili. Ma anche i fatti erano a nostro parere, molto chiari: MJ5 era stato sorpreso alle spalle, in un luogo isolato, di mattina molto presto, da un uomo accompagnato da un cane; quest’ultimo fattore sempre causa di grande stress per gli orsi e in generale per gli animali selvatici. Così nella vicenda di JJ4, con la tragica morte del giovane runner Andrea Papi: l’orsa, accompagnata dai suoi cuccioli, si trovava in un luogo parimenti isolato e in una curva cieca”.
“Abbiamo sempre ritenuto – concludono Enpa, Leidaa e Oipa – che non ci fossero quindi le condizioni per procedere né all’uccisione né alla cattura dei due orsi. Per quanto riguarda la detenzione di JJ4, che si trova nella struttura del Casteller e su cui qualche tempo fa la Cites aveva espresso un parere d’incompatibilità con le esigenze etologiche dell’animale, riteniamo che debba essere destinata a una struttura più adatta, che assicuri condizioni di vita consone alle sue esigenze etologiche”.