Animale di 24.000 anni trovato vivo, vegeto e pronto a riprodursi

La scoperta sui rotiferi bdelloidei rappresenta un enorme passo avanti nella comprensione di come gli esemplari, forse anche l’uomo, possano essere preservati per generazioni
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I rotiferi bdelloidei sono svegli. Negli ultimi 24.000 anni, il microrganismo multicellulare ha dormito nel permafrost siberiano, essendo rimasto congelato nel ghiaccio artico proprio nello stesso periodo storico in cui gli esseri umani si avventurarono per la prima volta nel Nord America durante il Paleolitico superiore, noto anche come Tarda Età della Pietra. I rotiferi bdelloidei sono creature d’acqua dolce che possono essere trovate in tutto il mondo, troppo piccole per essere viste ad occhio nudo con dimensioni che vanno da 150 e 700 μm. Per fare un confronto, lo spessore della carta misura da 70 a 180 μm.

Non solo l’animale è tornato in vita dal suo pisolino nel ghiaccio, ma si è anche clonato con successo più volte con una forma di riproduzione asessuata nota come partenogenesi.

La straordinaria scoperta ha spinto gli esperti a sollevare nuove domande sui meccanismi della criptobiosi, lo stato in cui l’attività metabolica è ridotta a un livello non rilevabile ma senza scomparire completamente. La scoperta è stata fatta dai ricercatori del Laboratorio di criologia del suolo di Pushchino, in Russia, che sono rimasti stupiti nello scoprire il microrganismo vivo e vegeto in un campione di terreno prelevato dal permafrost nella Siberia nordorientale. La datazione al radiocarbonio ha rilevato che i campioni risalgono a circa 24.000 anni fa, hanno scritto gli autori in uno studio pubblicato sulla rivista Cell.

I campioni di permafrost sono stati prelevati dal fiume Alazeya, che scorre dalla Siberia nell’Artico. I ricercatori hanno spiegato di essere fiduciosi che organismi grandi come i rotiferi bdelloidei non sarebbero stati in grado di muoversi attraverso il terreno cementato dal ghiaccio. “Pertanto, non potrebbe essersi verificato alcun movimento verticale significativo nei sedimenti studiati, e quindi i microbi isolati erano probabilmente intrappolati nel permafrost contemporaneamente alle sostanze organiche datate al radiocarbonio“, si legge nello studio, che aggiunge che i dati sull’analisi dell’età provenienti dall’AMS Laboratory dell’Università dell’Arizona mostrano che il materiale ha un’età compresa tra 23.960 e 24.485 anni.

rotiferi bdelloidei

Stas Malavin, uno degli autori dello studio, ha affermato che i risultati rappresentano un grande passo avanti per i ricercatori nel passaggio dalla conservazione degli organismi unicellulari a quelli dotati di intestino e cervello. “La conclusione è che un organismo multicellulare può essere congelato e conservato come tale per migliaia di anni e poi tornare in vita: un sogno di molti scrittori di fantascienza“, ha detto Malavin. La piena portata di questi sogni di fantascienza, tuttavia, è ancora lontana, ha aggiunto l’esperto. Quanto più un organismo è complesso, tanto più difficile è preservarlo in vita, come nel caso dei mammiferi.

Altri organismi dalla sopravvivenza straordinaria

Le scoperte del team rappresentano un’aggiunta rivoluzionaria alla breve lista di organismi che si sono rivelati in grado di sopravvivere a periodi di tempo così straordinari. In precedenza, una coppia di nematodi preistorici è stata scoperta e rianimata con successo in Russia. Si ritiene che i vermi avessero un’età compresa tra 30.000 e 42.000 anni. Allo stesso modo, numerose piante e muschi preistorici si sono rigenerati con successo dopo molte migliaia di anni intrappolati nel ghiaccio. Tuttavia, nessuno degli esemplari scoperti in precedenza era complesso quanto i rotiferi bdelloidei.

Altrove, nelle tundre ghiacciate di tutto il mondo, le mutevoli condizioni del ghiaccio hanno portato alla luce scoperte che hanno contribuito a rispondere a domande di lunga data. Negli ultimi anni, lo scioglimento del permafrost ha consentito ai ricercatori di studiare un numero sempre maggiore di organismi preistorici, tra cui numerosi mammiferi molto più grandi. Nel 2016, un cercatore d’oro in Canada ha colpito uno strato di permafrost in disgelo e portato alla luce un esemplare simile a un cane. Nel dicembre 2020, i ricercatori hanno concluso che si trattava in realtà di un cucciolo di lupo grigio del Pleistocene di 57.000 anni, l’animale del suo genere meglio conservato.

Allo stesso modo, un rinoceronte lanoso di 20.000 anni è stato scoperto da un contadino siberiano nell’area della Yakutia nel 2021. I ricercatori ritengono che il mammifero adolescente probabilmente sia annegato nel fiume Tirekhtyakh prima che il suo corpo fosse perfettamente conservato dalle condizioni gelide della regione.

Ulteriori ricerche

Dopo la loro scoperta, Malavin ha detto che il suo team avrebbe continuato ad indagare la tundra alla ricerca di altri organismi capaci di criptobiosi. Ha detto che sperano di saperne di più su ciò che rende i rotiferi bdelloidei capaci di tale sopravvivenza. Questa scoperta potrebbe essere la vera svolta, di calibro fantascientifico. “La speranza è che le informazioni da questi minuscoli animali offrano indizi su come crioconservare meglio le cellule, i tessuti e gli organi di altri animali, compreso l’uomo“, sperano i ricercatori.

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