San Basilio, abitato sorto verso la fine del VII secolo a.C. – oggi nel comune di Ariano Polesine (Rovigo) – fu il primo polo logistico sul Delta del Po in epoca pre-romana, punto di scambio multietnico prima ancora che Spina e Adria conoscessero il loro sviluppo. È in questa importante area archeologica che in questi anni si sono svolte campagne di ricerca e studi da parte delle Università di Padova e di Venezia, sulle quali farà il punto un convegno, ‘Archeologia a San Basilio. Works in progress’, che si terrà domani, venerdì 19 gennaio, a Padova (ore 9.00) in Sala Sartori di Palazzo Liviano, in Piazza Capitaniato.
Nell’occasione, oltre trenta relatori di profilo internazionale illustreranno il Progetto San Basilio, attraverso tre focus che approfondiranno il paesaggio e l’ambiente, i nuovi scavi sull’età preromana e romana.
Miti e leggende dell’antica Grecia narravano di un grande fiume, portatore di merci, ricchezze e risorse di ogni genere dalle terre degli Iperborei, le genti che vivevano a nord del mondo conosciuto. Il fiume celebre fino al cuore del Mediterraneo era il Po, allora chiamato Eridano, e alle foci dei molti bracci di questo corso d’acqua arrivarono i primi navigatori greci alla ricerca di nuovi mercati e di fecondi contatti con le popolazioni etrusche e venete della Pianura Padana. I nuovi luoghi di incontro trovarono l’ideale collocazione tra le foci del fiume e le dune costiere. Nacque così l’abitato di San Basilio, che divenne da subito punto di scambio multietnico. Non a caso, proprio attraverso San Basilio, viene tracciata nel 153 a.C. la via Annia, la più antica delle strade consolari romane che da Roma conduceva a Rimini, Adria, Padova e infine al caposaldo militare di Aquileia.
Con l’età romana, il ruolo di San Basilio crebbe progressivamente e nella piena età imperiale (tra I e V secolo dopo Cristo) il centro diventò un grande vicus di oltre 30 ettari, una stazione di sosta del sistema di comunicazione terrestri dello Stato romano (mansio Hadriani) e infine centro mercantile di prima grandezza che sembra pareggiare e superare Adria nella tarda antichità. Le migliaia di monete romane ritrovate nel sito raccontano il suo eterno ruolo di luogo di scambio e relazione tra popoli e comunità.
Nel corso delle stagioni 2022 e 2023, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e paesaggio per le Province di Verona, Rovigo e Vicenza ha completato l’intervento di ripristino, pulizia e valorizzazione dell’area archeologica posta al centro del sito (via Brenta), messa in luce da scavi negli anni Novanta. Qui è riemerso un grande edificio di età imperiale romana, utilizzato come horreum, magazzino per prodotti alimentari, che qualifica San Basilio come uno dei più grandi centri mercantili della tarda età imperiale romana, nonché i resti del primo nucleo paleocristiano (chiesa, battistero e sepolcreto).
Ricerche e scavi a San Basilio
Dopo gli interventi del 2018 e del 2019, le ricerche sull’abitato etrusco sono proseguite grazie all’impegno dell’Università di Padova (Professoressa Silvia Paltineri) e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (Professoressa Giovanna Gambacurta). L’Università di Padova ha condotto due scavi. Nel primo, più esteso, è stata messa in luce la pavimentazione di un edificio, già oggetto di ampia spoliazione in antico, che presentava un alzato e una copertura in materiale deperibile. Fra i materiali ritrovati si segnalano ceramica etrusca di produzione locale, ceramica veneta e ceramica di importazione greca, sia corinzia che attica a figure nere.
Nel secondo scavo, aperto più a nord in un’area compromessa da lavorazioni agricole e dall’impianto di un frutteto, sono stati messi in luce pali lignei parzialmente conservati e abbondante materiale ceramico, soprattutto bucchero etrusco. Tra i rinvenimenti, del tutto eccezionali sono alcuni bronzetti di produzione etrusca, presumibilmente di Orvieto o di Vulci, a forma di quadrupede e di felino, che in origine erano utilizzati per decorare recipienti di alto pregio.
L’Università Ca’ Foscari di Venezia si è concentrata sulla comprensione dell’estensione dell’abitato e delle sue caratteristiche in rapporto ai commerci greci e adriatici. Le aree di scavo aperte nel corso degli ultimi due anni hanno portato all’individuazione di un canale destinato al drenaggio delle acque, indispensabile in un territorio anfibio, oltre che delle caratteristiche costruttive delle abitazioni e delle vicine aree destinate alle produzioni. Tra i materiali rinvenuti si segnalano prestigiosi frammenti di ceramica daunia e attica a figure nere.
Le attività di ricerca condotte dall’Università di Padova (Professore Jacopo Bonetto, Professoressa Caterina Previato, Dottor Jacopo Turchetto, Dottoressa W. De Neef) in convenzione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza (Dottoressa Giovanna Falezza) interessano la fase romana del sito di San Basilio, che in questa fase costituì uno snodo commerciale di fondamentale importanza posto all’incrocio tra vie di terra (via Annia-Popillia) e le vie d’acqua.
Dal 2022, sono riprese le indagini archeologiche presso la cosiddetta “villa romana”, già in parte scavata negli anni Settanta del secolo scorso. I nuovi scavi hanno permesso di individuare ulteriori ambienti appartenuti all’edificio e di riportare in luce oltre 450 monete e altri preziosi reperti, tra cui un’iscrizione in marmo che celebra l’istituzione di una fondazione funeraria con cui venivano donate somme di denaro al collegio dei fabbri.
A fianco delle attività di scavo, sono in corso di svolgimento una serie di ricerche topografiche, finalizzate alla ricostruzione dell’organizzazione dell’antico abitato. Sono state condotte, da un lato, attività di raccolta di superficie dei materiali ceramici antichi con l’impiego di tecnologie digitali di tipo Mobile Mapping e, dall’altro, ricerche da remote e proximal sensing, che hanno visto l’impiego di un drone termico e di un drone multispettrale. L’utilizzo del drone con sensori multispettrali e dei sistemi di prospezione magnetica hanno permesso l’eccezionale scoperta della posizione e della precisa articolazione di un edificio romano prima del tutto sconosciuto, che sarà oggetto di scavo dal mese di maggio 2024. Queste attività di ricognizione e prospezioni geofisiche hanno inoltre permesso di individuare altri edifici e di meglio definire l’articolazione dell’abitato romano che aveva un’estensione di oltre 30 ettari, pari a quello di una piccola città.