Secondo una nuova ricerca della Washington University di St. Louis, alcune popolazioni di zanzare sono più tolleranti al caldo e meglio attrezzate per sopravvivere alle ondate di calore rispetto ad altre. E no, non è una buona notizia in un mondo in cui le malattie trasmesse dalle zanzare sono un problema sanitario sempre più globale.
La maggior parte dei modelli utilizzati dagli scienziati per stimare il rischio di malattie trasmesse presuppone attualmente che la tolleranza al calore delle zanzare non vari. Di conseguenza, questi modelli potrebbero sottostimare la capacità delle zanzare di diffondere malattie in un mondo in via di riscaldamento.
I ricercatori guidati da Katie M. Westby, scienziato senior del Tyson Research Center, hanno condotto un nuovo studio – pubblicato su Frontiers in Ecology and Evolution – che ha misurato il massimo termico critico (CTmax), il limite superiore di tolleranza termica di un organismo, di otto popolazioni della zanzara tigre, Aedes albopictus, invasiva a livello globale e noto vettore di molti virus, tra cui la febbre del Nilo, la chikungunya e la dengue.
Il team di Westby ha campionato zanzare di otto diverse popolazioni che coprono quattro zone climatiche degli Stati Uniti orientali; hanno raccolto le uova in natura e hanno allevato le larve delle diverse località geografiche fino allo stadio adulto in laboratorio, curando le popolazioni di zanzare separatamente mentre continuavano a riprodursi e a crescere.
Gli scienziati hanno poi utilizzato gli adulti e le larve delle generazioni successive di queste zanzare allevate in cattività per determinare i valori di CTmax, aumentando le temperature dell’aria e dell’acqua a un tasso di 1 grado Celsius al minuto, utilizzando protocolli di ricerca consolidati. Le popolazioni di zanzare provenienti da località con precipitazioni più elevate presentavano valori di CTmax più alti.
Nel complesso, i risultati rivelano che le temperature stagionali medie e massime, l’umidità relativa e le precipitazioni annuali possono essere fattori climatici importanti nel determinare il CTmax. Poco si sa su come le diverse popolazioni di vettori si adattino al clima locale, né sul potenziale di adattamento dei vettori a un clima in rapido cambiamento.
Questo studio è uno dei pochi a considerare i limiti superiori di sopravvivenza alle alte temperature – simili alle ondate di calore – rispetto ai limiti imposti dai freddi inverni. “Una variazione genetica permanente nella tolleranza al calore è necessaria perché gli organismi si adattino alle temperature più elevate“, spiega Westby.