Il 2 febbraio 1703 un violento terremoto colpisce L’Aquila causando migliaia di morti

La città de L'Aquila subì gravi danni, insieme ad altre località del Centro Italia
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Il 2 febbraio 1703 segnò un tragico evento nella storia de L’Aquila, e dell’Appennino centrale abruzzese, quando un potente terremoto con magnitudo M 6.7 colpì la regione, provocando migliaia di vittime. Secondo le analisi dell’INGV basate sugli effetti del sisma, questo terremoto rappresentò il più devastante nella memoria storica per il settore aquilano dell’Appennino centrale. La città de L’Aquila subì gravi danni, insieme ad altre località del Centro Italia. Numerose persone persero la vita, molte delle quali si trovavano nelle chiese al momento del sisma. La basilica di San Domenico in L’Aquila crollò durante la messa di mezzogiorno, causando centinaia di vittime.

Questo terremoto del 2 febbraio 1703 fu solo uno degli eventi sismici in una serie devastante iniziata nel 1702 con il terremoto di Norcia e proseguita con forti scosse nel gennaio 1703 nelle regioni fra Umbria meridionale, Lazio e Abruzzo settentrionale. Nel 1706, si registrò il terremoto della Maiella. Questa sequenza sismica colpì l’Appennino centrale con una direzione da nord a sud, coinvolgendo faglie diverse.

Il database dell’INGV riporta che la scossa del 2 febbraio causò distruzioni in numerose località delle province dell’Aquila, Rieti e Teramo, già colpite dalle scosse del mese precedente. Alcune località, come Paganica, Onna, Bazzano, Coppito, Aragno, Assergi, Cagnano Amiterno, Camarda, Civitatomassa e Barete, subirono danni particolarmente gravi. Va evidenziato che alcune di queste località furono nuovamente colpite dal terremoto del 6 aprile 2009.

Le ricostruzioni storiche dell’INGV evidenziano che anche a Roma la scossa del 2 febbraio causò danni significativi, con lesioni alle cupole e alle volte di numerose chiese, caduta di calcinacci e tegole, e edifici pericolanti. A distanza di giorni, i danni furono considerati più gravi rispetto al terremoto del 14 gennaio. Il Colosseo subì anch’esso crolli, con il cedimento di tre archi del secondo ordine dell’anfiteatro, già provato da secoli di terremoti nella Capitale.

La scossa del 2 febbraio fu avvertita in un’ampia area di 52mila chilometri quadrati, dall’Emilia-Romagna al Molise e Campania. Anche se risentimenti isolati e leggeri furono segnalati fino a Milano e Venezia, va sottolineato che il terremoto del 2009, pur devastante, non è paragonabile a quello del 1703, in quanto causato da una faglia diversa.

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