Il rientro incontrollato del satellite europeo ERS-2 è attualmente previsto alle 1:24 italiane del 21 febbraio. Ad aggiornare la data è l’ufficio dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per la sorveglianza dei detriti spaziali. La data del 20 febbraio comunicata nei giorni scorsi è stata aggiornata grazie alle continue attività di osservazione condotte dal Centro di controllo dell’ESA che si trova in Germania, a Darmstadt. Non si tratta di una data definitiva perché i nuovi dati raccolti ogni giorno permettono di ridurre progressivamente il margine di incertezza, che adesso è di poco più di 38 ore. A determinare l’incertezza è l’attività solare, che influisce sulla densità dell’atmosfera terrestre e quindi sulla resistenza del satellite.
“Sarà un rientro di tipo incontrollato”, ha detto Francesca Letizia, del programma dell’ESA sulla mitigazione dei detriti spaziali, nella conferenza stampa online organizzata dall’Agenzia Spaziale Europea. Vale a dire che il veicolo è completamente passivo e che data e luogo in cui avverrà l’impatto nell’atmosfera sono influenzati solo dall’attività solare. Per questo motivo, bisogna aggiornare continuamente le previsioni sul rientro, riducendo di volta in volta il margine di incertezza.
Alcuni detriti potrebbero raggiungere il suolo
“La maggior parte dei frammenti del satellite brucerà nell’impatto con l’atmosfera, ma qualcuno potrebbe raggiungere il suolo”, ha osservato Benjamin Bastida Virgili, dell’ufficio dell’ESA sui detriti spaziali. È probabile, hanno detto ancora gli esperti dell’ESA, che alcune componenti di grandi dimensioni del satellite, come il serbatorio e l’antenna principale, non vengano completamente distrutti.
Lanciato il 21 aprile 1995, il satellite per l’osservazione della Terra ERS-2 aveva una vita operativa prevista di tre anni, ma nel 2011 era ancora attivo. “Si è deciso di spostarlo dall’orbita e di farlo rientrare a Terra per evitare la proliferazione di detriti spaziali”, ha detto Mirko Albani, del programma dell’ESA per l’Osservazione della Terra. Con decine di manovre, il satellite è stato portato su un’orbita più bassa e reso passivo. “La sua eredità, con quella del predecessore ERS-1, è molto importante, tanto che ancora oggi – ha aggiunto Albani – i dati di questo satellite sono importanti per studiare il cambiamento climatico“.
16 anni di onorato servizio
Il satellite ERS-2 è stato lanciato nel 1995 come gemello del satellite ERS-1, lanciato 4 anni prima. All’epoca del loro lancio, entrambi i satelliti ERS erano considerati tra i più avanzati strumenti di osservazione della Terra mai sviluppati. Equipaggiati con un insieme impressionante di strumenti, inclusi un radar ad apertura sintetica per immagini, un altimetro radar e sensori per misurare la temperatura superficiale degli oceani e i venti marini, i 2 satelliti hanno svolto un ruolo cruciale nella raccolta di dati riguardanti il cambiamento climatico e la dinamica terrestre. In particolare, ERS-2 ha anche ospitato un sensore per monitorare l’ozono atmosferico.
Questi satelliti hanno contribuito significativamente alla comprensione dei cambiamenti climatici, raccogliendo dati sullo scioglimento dei ghiacci polari, l’innalzamento del livello del mare e altri fenomeni correlati. Inoltre, hanno giocato un ruolo importante nel monitorare e gestire disastri naturali come inondazioni e terremoti. Le tecnologie innovative impiegate nei satelliti ERS hanno gettato le basi per missioni successive, come Envisat, MetOp e i Sentinel Copernicus, aprendo la strada a una serie di osservazioni terrestri in continuo miglioramento.
Il radar di ERS-2 ha anticipato il ruolo svolto dal radar nella missione Copernicus Sentinel-1, mentre l’altimetro radar ha fornito un’eredità significativa per il monitoraggio dello spessore dei ghiacci tramite la missione Earth Explorer CryoSat. Anche il Global Ozone Monitoring Experiment (GOME) di ERS-2 ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo di sensori successivi, come SCIAMACHY su Envisat e GOME-2 su MetOp.