Gli attivisti per il clima accusati di danni criminali non possono fare affidamento sulle loro convinzioni politiche o filosofiche come difesa. È quanto ha stabilito oggi la Corte d’appello di Londra, sollevando la prospettiva che altri manifestanti vengano condannati per azione diretta. Vari gruppi hanno preso di mira aziende e partiti politici in Gran Bretagna, causando danni alle proprietà per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi del cambiamento climatico. L’aumento del ricorso all’azione diretta ha provocato una più ampia repressione dei movimenti di protesta in Gran Bretagna e in tutta Europa, in particolare in relazione ai gruppi ambientalisti.
La sentenza odierna impedisce di fatto ai manifestanti ambientalisti di fare affidamento sulle loro convinzioni sui pericoli del cambiamento climatico, come difesa contro i danni criminali. Il procuratore generale britannico Victoria Prentis – che ha chiesto alla Corte d’appello di chiarire la legge, dopo l’assoluzione degli attivisti ambientali lo scorso anno – ha accolto favorevolmente la decisione. “Il cambiamento climatico è una questione importante e, sebbene il diritto di protestare debba essere protetto, non dà il diritto di causare gravi danni penali, non importa quanto sia forte una convinzione”, ha affermato Prentis in una nota.
Nella legge inglese, un imputato può difendersi dall’accusa di danno penale se il proprietario dell’immobile avrebbe acconsentito, se fosse stato a conoscenza delle circostanze che hanno causato il danno. Gli imputati sono stati scagionati dalle giurie dopo aver ammesso di aver causato danni a beni di proprietà di società tra cui la banca HSBC, avendo sostenuto che tali società avrebbero acconsentito, se avessero saputo della portata e dell’importanza del cambiamento climatico.
Oggi, però, la Corte d’Appello di Londra ha stabilito che le circostanze in cui viene causato il danno “non dovrebbero includere le convinzioni politiche o filosofiche della persona che causa il danno”. Sue Carr, il giudice più anziano in Inghilterra e Galles, ha affermato che le prove sulle opinioni di un imputato sul cambiamento climatico saranno considerate inammissibili e non potranno essere presentate alla giuria.