I fiocchi di neve, gli alberi e persino i neuroni sono esempi di forme frattali presenti in natura, che da sempre hanno ispirato l’arte. Un gruppo di ricercatori guidato da Chan San To dell’Università di Okinawa, in Giappone, ha dedicato uno studio alla cosiddetta “arte dendritica” del famoso artista giapponese Akiko Nakayama, pubblicando i risultati sulla rivista della National Academy of Sciences degli Stati Uniti (PNAS).
Eliot Fried, coautore dello studio, ha spiegato: “Nel nostro laboratorio, riproduciamo e studiamo tecniche artistiche per comprendere come le caratteristiche dei fluidi influenzino il risultato finale“. I ricercatori si sono concentrati principalmente sulla pittura dendritica di Nakayama, un processo in cui gocce di inchiostro e alcol vengono sottoposte a varie forze, principalmente la tensione superficiale.
La tensione superficiale è la forza che dà alle gocce di pioggia la forma sferica e consente ad esempio alle foglie di galleggiare sulla superficie di uno stagno. Quando l’alcol, che evapora più rapidamente dell’acqua, è presente, si verifica un’alterazione della tensione superficiale: le molecole del fluido tendono ad essere attratte verso il bordo della gocciolina, che ha una tensione superficiale maggiore rispetto al suo centro. Questo fenomeno è noto come effetto Marangoni ed è lo stesso che causa la formazione delle “lacrima di vino”, le gocce o strisce di vino che si formano all’interno di un bicchiere dopo essere stato agitato o inclinato.
Lo studio ha analizzato in dettaglio vari aspetti legati a questa tecnica artistica, evidenziando come la scienza possa essere utilizzata non solo per il progresso tecnologico ma anche per guidare l’innovazione artistica. Chan ha commentato: “Perché dovremmo limitare la scienza al solo progresso tecnologico? Mi piace esplorarne il potenziale anche per guidare l’innovazione artistica“.