Le enormi scommesse degli speculatori cinesi sull’aumento dei prezzi dell’oro hanno contribuito a potenziare il rally del metallo prezioso fino al massimo storico questo mese, in quello che è un segno del fatto che i trader asiatici stanno iniziando ad eclissare le loro controparti occidentali nella loro influenza sul mercato dell’oro. Le posizioni sull’oro detenute dai trader di futures sullo Shanghai Futures Exchange (SHFE) sono salite a 295.233 contratti, equivalenti a 295 tonnellate di oro. Ciò segna un aumento di quasi il 50% dalla fine di settembre, prima che scoppiassero le tensioni geopolitiche in Medio Oriente. Secondo i dati Bloomberg risalenti al 2015, all’inizio di questo mese è stata raggiunta una posizione rialzista record di 324.857 contratti.
Una società di trading, Zhongcai Futures, ha accumulato una posizione rialzista nei futures sull’oro SHFE pari a poco più di 50 tonnellate di metallo – per un valore di quasi 4 miliardi di dollari ed equivalente a oltre il 2% delle riserve di lingotti della Banca Centrale cinese.
I volumi di oro su SHFE sono aumentati di oltre cinque volte rispetto alla media dello scorso anno, pari a 1,3 milioni di lotti, nel giorno di punta degli scambi della scorsa settimana, una frenesia che, secondo gli analisti, aiuta a spiegare la ferocia del rally da record dell’oro che ha superato i 2.400 dollari l’oncia troy questo mese.
“Gli speculatori cinesi hanno davvero preso l’oro per la gola”, ha affermato John Reade, capo stratega del mercato presso il World Gold Council, un ente industriale. “I mercati emergenti sono stati per decenni i maggiori consumatori finali, ma non sono stati in grado di esercitare un potere di determinazione dei prezzi a causa del denaro veloce in Occidente. Ora stiamo arrivando alla fase in cui il denaro speculativo nei mercati emergenti può esercitare un potere di fissazione dei prezzi”.
L’oro ha registrato un rally di oltre il 40% da novembre 2022, sostenuto dagli acquisti record di lingotti da parte delle banche centrali dei mercati emergenti che cercano di diversificare le proprie riserve lontano dal dollaro statunitense.
Il metallo, spesso utilizzato come copertura contro l’inflazione e il deprezzamento valutario, è stato ulteriormente rafforzato dal suo status di bene rifugio dallo scoppio del conflitto Israele-Gaza ad ottobre, raggiungendo il picco storico di 2.431 dollari per oncia troy la scorsa settimana.
La portata del rally ha sorpreso molti analisti, i quali sottolineano che l’aumento è in contrasto con i flussi in uscita dagli Exchange Traded Funds statunitensi ed europei. Alcuni, invece, indicano l’attività sul SHFE e sullo Shanghai Gold Exchange – dove i volumi di scambio su un contratto chiave sono raddoppiati a marzo e aprile rispetto allo scorso anno – come un grande motore del rally, poiché gli investitori cinesi mirano a diversificare dal loro settore immobiliare indebolito dalla crisi e dal mercato azionario in calo.
Zhongcai, fondata tre decenni fa da Bian Ximing come produttore di tubi in PVC prima di espandersi nel commercio di futures, è la principale di un gruppo di società commerciali cinesi le cui grandi scommesse sono state collegate al rapido aumento dell’oro.