Nel corso del programma spaziale Apollo della NASA, l’Apollo 13 rappresenta un capitolo cruciale, caratterizzato da un’imprevista emergenza che ha messo alla prova l’ingegno e il coraggio degli astronauti e degli ingegneri coinvolti. Il 17 aprile 1970, l’equipaggio dell’Apollo 13, composto da Jim Lovell, Jack Swigert e Fred Haise, ha vissuto uno dei momenti più critici della storia dell’esplorazione spaziale.
La Missione dell’Apollo 13
L’Apollo 13 era la terza missione progettata per atterrare sulla Luna. Il lancio è avvenuto l’11 aprile 1970, con l’obiettivo di portare Lovell, Swigert e Haise ad esplorare il Mare della Tranquillità, la stessa regione lunare visitata dalla missione Apollo 11. Tuttavia, a poco più di 2 giorni dal lancio, un evento drammatico ha interrotto il corso pianificato della missione.
Durante il viaggio verso la Luna, esattamente a 55 ore, 54 minuti e 53 secondi dopo il lancio (alle 03:08 UTC del 14 aprile 1970), un’esplosione a bordo del modulo di servizio dell’Apollo 13 ha compromesso gravemente l’integrità della navicella spaziale. La causa dell’esplosione è stata identificata come un guasto nel sistema di ossigeno liquido, che ha generato una perdita di pressurizzazione e un conseguente surriscaldamento.
Di fronte a questa emergenza, l’equipaggio ha immediatamente seguito i protocolli di sicurezza, isolando il modulo di comando danneggiato e utilizzando il modulo lunare come “scialuppa di salvataggio”, poiché rappresentava l’unica fonte di vita e supporto vitale rimasta a disposizione.
“Houston, abbiamo un problema”
La comunicazione tra l’equipaggio e il centro di controllo missione a Houston, Texas, è diventata iconica con la frase pronunciata da Jack Swigert: “Houston, we’ve had a problem“. Questa celebre citazione è stata ripresa nel film del 1995 “Apollo 13” (semplificata in “Houston, we have a problem”), contribuendo a consolidarne il ricordo nella cultura popolare.
Il rientro
Nonostante le difficoltà, l’Apollo 13 ha completato il rientro il 17 aprile 1970, atterrando con successo nell’Oceano Pacifico, dove è stato recuperato da una squadra della NASA.