L’Amazzonia, polmone verde del pianeta, è sottoposta a un’insidiosa minaccia: le siccità persistenti che, nel corso degli ultimi vent’anni, hanno insistentemente afflitto quest’area vitale per l’equilibrio ambientale globale. Uno studio recente, condotto da un team di ricercatori della KU di Lovanio e pubblicato su PNAS, offre uno sguardo rivelatore sulla situazione attuale, evidenziando un quadro allarmante che richiede un’attenzione immediata e una risposta decisa da parte della comunità globale interessata alla conservazione del patrimonio naturale del pianeta.
Il rallentamento critico
I risultati di questo studio mettono in luce un fenomeno insidioso noto come rallentamento critico nella risposta delle foreste amazzoniche alle siccità. Questo fenomeno complesso e sfuggente si manifesta attraverso una ripresa delle foreste che si fa sempre più lenta di fronte a perturbazioni relativamente minori, mentre si avvicinano a un punto di non ritorno verso uno stato ecologico degradato e compromesso. È come se le foreste stessero combattendo una battaglia contro il tempo, con ogni siccità che le trascina un po’ più vicino alla soglia del collasso, minando il loro potenziale di recupero e minacciando la stabilità di interi ecosistemi.
Siccità in Amazzonia
Un aspetto particolarmente preoccupante emerso dall’analisi dei dati satellitari è l’identificazione delle siccità ad alta intensità come il principale ostacolo alla ripresa delle foreste amazzoniche. L’aumento della frequenza, dell’intensità e della durata di questi eventi climatici estremi esercita una pressione sempre maggiore su un ecosistema già vulnerabile, aggravando ulteriormente la situazione e mettendo a rischio la sua sopravvivenza a lungo termine. In particolare, le regioni meridionali dell’Amazzonia, caratterizzate da precipitazioni variabili e fluttuanti, emergono come le più vulnerabili a queste siccità persistenti, amplificando il rischio di un rallentamento critico che potrebbe portare al collasso locale degli ecosistemi forestali.