Il Covid-19 non dà tregua: rischio cardiovascolare in aumento nei 3 anni dopo infezione

L'aspetto cruciale di questo studio risiede nel suo focus su una popolazione reale di dimensioni considerevoli
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Mentre il mondo si sforza di scrollarsi di dosso le catene della pandemia, emergono ricerche inquietanti che mettono in luce una minaccia silenziosa e persistente: il rischio cardiovascolare post Covid-19. Uno studio condotto dall’Irccs San Raffaele di Roma in collaborazione con le università di Roma Sapienza e Federico II di Napoli ha gettato luce su questa tenebrosa realtà, suggerendo che il pericolo per il cuore e il cervello potrebbe non svanire con il virus, ma anzi prolungarsi nel tempo, anche per tre lunghi anni.

Problemi cardiovascolari a causa del Covid

L’esame, pubblicato sulla prestigiosa rivista Cardiovascular Research, ha scrutato da vicino un vasto campione di circa 229.000 individui, tra cui circa 32.000 reduci dall’infezione da Covid-19. La regione presa in esame è la Campania, un territorio già sotto i riflettori per il suo rischio cardiovascolare moderato secondo gli standard europei.

Ciò che emerge da questa analisi è quanto inquietante: il Covid-19 potrebbe essere un catalizzatore per una serie di complicazioni cardiache e cerebrovascolari che potrebbero riversarsi sulla vita dei pazienti anche a distanza di anni dall’infezione. “I risultati hanno dimostrato che il gruppo infettato dal virus ha avuto circa il doppio dei casi di infarto del miocardio, ictus cerebrale, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale e miopericarditi“, ha rivelato il dottor Massimo Volpe, il cui nome è legato alla ricerca e al Centro per la diagnosi e cura dell’ipertensione arteriosa e delle complicanze cardiovascolari del San Raffaele.

La lotta contro il Covid-19 è tutt’altro che finita

L’aspetto cruciale di questo studio risiede nel suo focus su una popolazione reale di dimensioni considerevoli, prendendo in considerazione non solo i casi ospedalieri, ma anche quelli seguiti dai medici di medicina generale della Asl 1 di Napoli. Questo approccio ha permesso di confrontare i dati dei pazienti Covid-19 con quelli di una popolazione pre-pandemia, offrendo uno sguardo approfondito e senza filtri sui veri impatti della malattia.

Ma cosa significa tutto questo per il futuro della salute cardiovascolare di coloro che hanno contratto il virus? Secondo il dottor Volpe, il rischio persiste nel tempo, estendendosi almeno per tre anni dopo l’infezione. Questa scoperta solleva un campanello d’allarme, sottolineando l’importanza di un monitoraggio costante e di un follow-up prolungato per i pazienti Covid-19, al fine di prevenire e gestire tempestivamente eventuali eventi cardiovascolari e cerebrovascolari gravi.

In un mondo che lotta per tornare alla normalità, queste ricerche ci ricordano che la lotta contro il Covid-19 è tutt’altro che finita. Mentre ci battiamo per vaccinare, guarire e proteggere, dobbiamo anche guardare al futuro, preparandoci a fronteggiare le conseguenze a lungo termine di questa pandemia senza precedenti. La salute del cuore e del cervello di milioni di persone potrebbe dipendere da quanto bene siamo in grado di comprendere e affrontare questa sfida.

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