Natalità, Prof. Greco: “dati Istat preoccupano, Pma può contribuire alla crescita delle famiglie”

"La legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita avrebbe bisogno di ulteriori modifiche"
MeteoWeb

I dati del Rapporto annuale 2024 dell’Istat sulla natalità fotografano una situazione preoccupante per il nostro Paese, con 200mila bambini in meno perché 30 anni fa non sono nati i potenziali genitori. A pesare sono le scelte di genitorialità, ma incidono anche le politiche attuate per sostenere il desiderio di diventare genitori, insieme alla scarsa valorizzazione strutturale delle famiglie. In questo contesto, un altro punto debole riguarda la legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita, che, nonostante il recente aggiornamento delle sue linee guida, avrebbe bisogno di ulteriori modifiche, come ad esempio una regolamentazione unica e organica sulla gestione del materiale congelato. La Pma attualmente in Italia contribuisce al 3% circa delle nascite, vale a dire circa 11mila nati. Rilevante, inoltre, l’aumento del numero di interventi, che secondo l’ultima Relazione al Parlamento sono passati da 90mila a 110mila”. Lo afferma Ermanno Greco, Presidente della Società Italiana della Riproduzione (S.I.d.R.), commentando i dati del Rapporto annuale 2024 dell’Istat, in occasione della Giornata Internazionale della Famiglia.

Il calo demografico registrato negli ultimi decenni è allarmante – osserva Greco – e gli studi ci informano di una forte riduzione della fertilità umana in entrambi i sessi. Le cause sono molteplici, dall’alimentazione, allo stile di vita, allo stress. E soprattutto l’inquinamento atmosferico, infatti la circolazione nell’aria di particelle sottili è per il corpo umano un fattore di alta pericolosità. A questo – precisa – si aggiunge la continua posticipazione dell’età in cui si sceglie di mettere al mondo il primo figlio. Oggi l’età media di accesso della donna a un Centro di fecondazione assistita è superiore ai 38 anni e ciò causa notevoli ripercussioni sulle percentuali di successo dell’intervento. Pertanto, come ribadito nelle linee guida, la coppia deve consultare un Centro di medicina della riproduzione se dopo un anno di rapporti liberi non protetti (non rapporti mirati nel periodo ovulatorio) non ottiene il concepimento, o solo dopo sei mesi se la donna ha più di 35 anni”, conclude Greco.

Condividi