L’uso dell’epidurale durante il travaglio è associato a una significativa riduzione delle gravi complicanze materne, note come morbilità materna grave (SMM), che possono includere infarto, insufficienza cardiaca, sepsi e isterectomia nelle settimane successive al parto. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Università di Glasgow in collaborazione con l’Università di Bristol, pubblicato su The BMJ.
L’analgesia epidurale è raccomandata per le donne con fattori di rischio noti per la SMM, come obesità, alcune patologie preesistenti o gravidanze multiple. Anche le donne che partoriscono prematuramente presentano un rischio maggiore di SMM. Sebbene alcune ricerche suggeriscano che l’analgesia epidurale possa ridurre il rischio di SMM, le prove finora erano limitate.
Per approfondire questa questione, il team di ricerca ha cercato di determinare l’effetto dell’epidurale sul rischio di SMM e se questo effetto fosse più pronunciato nelle donne con indicazioni mediche per l’epidurale o nelle donne in travaglio pretermine. I risultati si basano sui dati del Servizio Sanitario Nazionale scozzese relativi a 567.216 madri in travaglio, con età media di 29 anni e per il 93% caucasiche, che hanno partorito per via vaginale o con taglio cesareo non programmato in Scozia tra il 2007 e il 2019.
Le cartelle cliniche sono state utilizzate per identificare una qualsiasi delle 21 condizioni definite come SMM dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, o un ricovero in terapia intensiva avvenuto entro 42 giorni dal parto. Sono stati presi in considerazione anche fattori come età, etnia, peso, abitudine al fumo e condizioni preesistenti della madre, nonché il luogo del parto e l’età gestazionale alla nascita. Delle 567.216 donne, 125.024 (22%) hanno ricevuto l’epidurale durante il travaglio e la SMM si è verificata in 4,3 casi ogni 1000 nascite.
L’epidurale è stata associata a una riduzione del rischio relativo di SMM del 35% in tutte le donne dello studio. La riduzione del rischio è stata maggiore tra le donne con indicazione medica per l’epidurale (50%) rispetto a quelle senza indicazione (33%) e tra le donne che hanno partorito pretermine (47%) rispetto a quelle a termine o post-termine, che non hanno mostrato una riduzione significativa del rischio.
In particolare, tra le 77.439 donne dello studio a maggior rischio di morbilità materna grave, solo 19.061 (24,6%) hanno ricevuto l’epidurale. Tra le possibili spiegazioni di questi risultati vi sono un monitoraggio più attento della madre e del bambino durante il travaglio, l’attenuazione delle risposte fisiologiche allo stress del travaglio e una più rapida escalation di interventi ostetrici in caso di necessità. L’uso relativamente basso dell’epidurale, specialmente nelle donne con indicazioni cliniche, potrebbe riflettere una mancata comprensione completa dei potenziali benefici da parte delle pazienti.
“Trattandosi di uno studio osservazionale, non è possibile trarre conclusioni definitive su cause ed effetti e gli autori riconoscono diverse limitazioni che possono aver influenzato i risultati“, hanno sottolineato i ricercatori. “Inoltre, lo studio ha coinvolto prevalentemente donne di etnia bianca, che partorivano in Scozia, il che potrebbe essere un’ulteriore limitazione in relazione a popolazioni etnicamente diverse o a contesti sanitari differenti. Tuttavia, si tratta di uno studio ampio e ben disegnato che riflette le pratiche ostetriche e anestetiche contemporanee, e i risultati sono stati simili dopo ulteriori analisi, a sostegno della solidità dei risultati“. “Questi risultati confermano l’attuale pratica di raccomandare l’analgesia epidurale durante il travaglio alle donne con fattori di rischio noti e sottolineano l’importanza di garantire un accesso equo a tale trattamento“. “Inoltre, le evidenze della ricerca mettono sottolineano l’importanza di sostenere le donne provenienti da contesti diversi affinché siano in grado di prendere decisioni informate in merito all’analgesia epidurale durante il travaglio“.
“L’analgesia epidurale può essere una valida opzione protettiva per le gravidanze a rischio“, hanno spiegato gli autori, evidenziando l’importanza di comprendere i meccanismi alla base di questo effetto protettivo e di riconoscere le disuguaglianze nell’utilizzo, con tassi molto più bassi, ad esempio, nei gruppi etnici minoritari e nelle comunità socioeconomicamente svantaggiate. “Alla luce di ciò, questi risultati potrebbero fungere da catalizzatore per iniziative volte a migliorare l’accesso equo all’analgesia epidurale durante il travaglio, potenzialmente attenuando la SMM e migliorando gli esiti della salute materna in diversi contesti socioeconomici ed etnici“, hanno concluso.