Weekend intenso di attività per le squadre del Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo impegnate, unitamente all’elisoccorso di stanza all’Aquila, in tre distinti recuperi di persone in difficoltà, tutti nella giornata di domenica 23 giugno. Il primo intervento ha visto un’escursionista infortunatasi sulla vetta centrale del Corno Grande, sul Gran Sasso. La donna è stata recuperata con l’elicottero e trasportata nell’ospedale del capoluogo abruzzese. Il compagno di cordata è stato successivamente assistito da terra su una delle vie di calata lato ghiacciaio del Calderone. Impossibile assisterlo dall’elicottero a causa del maltempo in quota.
Nel frattempo, a causa di una grandinata, è arrivata una chiamata da parte di una cordata composta da altre due persone su una via alpinistica del Corno Grande.
Infine, sulla, direttissima il personale del Soccorso Alpino ha prestato assistenza a 4 escursionisti stranieri, giovanissimi, mal equipaggiati e in difficoltà, aiutandoli a scendere a valle.
Complessivamente, sono state otto le persone soccorse sul Gran Sasso ieri, un numero elevato che non lascia presagire nulla di buono per il prosieguo dell’estate.
Il ruolo del maltempo
Il maltempo ha giocato un ruolo in tutti e 3 gli interventi. Ieri, infatti, il Gran Sasso era avvolto dalle nubi, sferzato dal vento e da precipitazioni intermittenti, oltre che colpito da una grandinata. Il maltempo era segnalato dalle previsioni meteo ma come spesso accade, le previsioni vengono ignorate – commettendo un grande errore – da chi si avventura in montagna. Ne derivano così interventi di soccorso che sono pericolosi sia per i fruitori della montagna che per i soccorritori.
De Luca: “rendere il Soccorso Alpino a pagamento”
Paolo De Luca, maestro di sci e accompagnatore di media montagna, ha commentato quanto successo ieri sul Gran Sasso. “Le previsioni meteo annunciano da diversi giorni che oggi è previsto tempo brutto e quindi sono da evitare escursioni e arrampicate nella catena più alta dell’Appennino. Con una legge per la sicurezza di chi frequenta la montagna e con il soccorso alpino a pagamento, questi escursionisti ci avrebbero pensato bene prima di avventurarsi in quota e si sarebbero risparmiati tanti soldi pubblici”, ha scritto ieri sui social De Luca, profondo conoscitore del Gran Sasso.
“Personalmente sono convinto che bisogna creare un deterrente per scoraggiare chi si avventura in quota senza la necessaria preparazione fisica, tecnica e mentale, con l’obiettivo di salvare giovani vite umane. Attualmente, non esiste una normativa con regole specifiche per la sicurezza dell’alpinista, dell’escursionista, dello scialpinista, del ciaspolatore, del cercatore di funghi e più in generale per chi pratica sport di avventura. A mio avviso, si potrebbe modificate il decreto legislativo n. 40 del 2021 in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali. Una soluzione potrebbe essere quella di stipulare una polizza assicurativa. Un valido deterrente sarebbe quello di far pagare per intero al cittadino imprudente in emergenza le costose operazioni di salvataggio in montagna, comprese quelle effettuate sulle piste da sci come avviene in Francia, Austria e Slovenia. Un minuto di volo di un elicottero medicalizzato arriva a costare 300 euro”, conclude Paolo del Luca.