L’annessione dell’Albania all’Italia è davvero possibile? L’ipotesi della Regione autonoma

Le parole del premier albanese Edi Rama e l'ipotesi dell'annessione dell'Albania all'Italia: potrebbe diventare la 21ª Regione del Belpaese, con un'autonomia speciale
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Noi e l’Italia siamo molto simili: c’è una similitudine che ti fa a volte pensare ‘Ma perché non uniamo i due Paesi in uno?’”. Con queste parole si è espresso ieri il  Primo Ministro dell’Albania Edi Rama nel corso delle dichiarazioni congiunte con il Premier italiano Giorgia Meloni al porto di Shëngjin, dopo l’apertura dell’hotspot sotto il controllo italiano. Le parole del Premier albanese scatenano una fantasia, non troppo bizzarra visto il pulpito istituzionale da cui arrivano, di un’eventuale annessione dell’Albania all’Italia. E’ davvero possibile? E come si potrebbe fare?

Innanzitutto bisogna evidenziare come Italia e Albania condividono un legame complesso e variegato che affonda le radici nella storia antica e si sviluppa attraverso secoli di interazioni culturali, politiche ed economiche. Dalle antiche colonie greche all’epoca romana, passando per il Medioevo, il Rinascimento e i periodi più recenti, le relazioni tra questi due Paesi hanno visto momenti di cooperazione, conflitto e reciproco arricchimento, proprio come accade per le varie Regioni interne agli attuali confini Nazionali italiani.

Storia Antica

Le prime interazioni tra le terre che oggi conosciamo come Italia e Albania risalgono all’epoca delle colonie greche. Gli antichi Greci stabilirono colonie sia sulla costa adriatica italiana che su quella albanese, favorendo scambi culturali e commerciali tra le due sponde del mare Adriatico. Durante l’Impero Romano, l’Albania (allora parte della provincia di Illiria) divenne una regione di notevole importanza strategica e commerciale per Roma. La Via Egnatia, una delle principali strade romane, collegava Durazzo (Durres) sul mare Adriatico con Bisanzio (l’odierna Istanbul), facilitando il commercio e i movimenti militari tra l’Italia e l’Oriente. Già allora, quindi, l’Albania “faceva parte dell’Italia“, intesa come una delle province dell’Impero più vicine a Roma.

Il Medioevo e il Rinascimento

Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, le relazioni tra Italia e Albania continuarono ad essere influenzate da fattori politici e militari. Durante il Medioevo, l’Albania fu soggetta a varie invasioni e dominazioni, inclusa quella normanna e quella veneziana. La Repubblica di Venezia, in particolare, giocò un ruolo cruciale nel controllo delle rotte commerciali adriatiche, stabilendo avamposti lungo la costa albanese e influenzando la cultura e l’economia locali. E quindi anche in questo caso, in un certo qual modo l’Albania faceva parte dell’Italia!

Nel XV secolo, l’Albania emerse come un’importante roccaforte contro l’espansione dell’Impero Ottomano sotto la guida di Giorgio Castriota Scanderbeg, un eroe nazionale albanese che combatté strenuamente contro gli Ottomani. Durante questo periodo, molti albanesi emigrarono in Italia, in particolare in Sicilia e Calabria, dove ancora oggi esistono comunità arbëreshë che mantengono vive le tradizioni e la lingua albanese, molto numerose in provincia di Cosenza.

Dal XIX Secolo alla Seconda Guerra Mondiale

Il Risorgimento italiano e i movimenti nazionalisti albanesi del XIX secolo furono influenzati da ideali simili di indipendenza e unità nazionale. Gli intellettuali albanesi guardarono all’Italia come un esempio di lotta per la libertà e la costruzione di uno stato moderno, confermando lo storico legame – prima di tutto culturale – tra l’Albania e l’Italia, da sempre vicinissime. Durante la Prima Guerra Mondiale, l’Italia occupò alcune parti dell’Albania, e nel 1920, la Conferenza di Parigi riconobbe ufficialmente la sovranità dell’Albania, sebbene con significative influenze italiane.

Negli anni ’30, il regime fascista di Mussolini intensificò le relazioni con l’Albania, culminando nell’invasione italiana del 1939. L’Albania divenne formalmente parte dell’Impero italiano fino al 1943, quando le forze tedesche presero il controllo del paese durante l’occupazione nazista. Questo periodo fu caratterizzato da un’intensa italianizzazione e da conflitti tra le forze di occupazione e i movimenti di resistenza albanesi.

Il Dopoguerra e il Periodo Comunista

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Albania cadde sotto l’influenza comunista di Enver Hoxha, instaurando un regime isolazionista che limitò fortemente i contatti con l’Italia e il resto del mondo occidentale. Tuttavia, questa scelta non riuscì a tagliare legami culturali e personali che continuarono a persistere, seppur in modo clandestino, nonostante le rigide politiche del governo albanese. Anche in questo caso, alla prova più difficile della storia, l’Albania si è confermata una costola dell’Italia!

La Fine del Comunismo, la Nuova Era delle Relazioni e la grande diaspora albanese in Italia

Con la caduta del comunismo all’inizio degli anni ’90, l’Albania iniziò un processo di democratizzazione e apertura verso l’Occidente. L’Italia giocò un ruolo fondamentale in questo periodo di transizione, fornendo assistenza economica, umanitaria e tecnica. Molti albanesi emigrarono in Italia in cerca di migliori opportunità economiche, creando una significativa diaspora albanese nel Paese. Soltanto nel biennio 1998-1999 furono ben 100.000 i cittadini albanesi che si sono allontanati dal loro Paese, quasi tutti per l’Italia. Iconiche le immagini dello sbarco di oltre ventimila Albanesi l’8 agosto 1991 al porto di Bari, sulla nave Vlora proveniente da Durazzo:

bari albanesi foto

bari 8 agosto 1991 arrivo albanesi nave

albanesi bari

bari albanesi

Relazioni Politiche ed Economiche Contemporanee

Oggi, Italia e Albania godono di relazioni bilaterali solide e cooperative. L’Italia è uno dei principali partner commerciali dell’Albania e un importante sostenitore del suo processo di integrazione europea. Le due nazioni collaborano in vari settori, tra cui energia, infrastrutture, sicurezza e cultura. Numerosi programmi di cooperazione e gemellaggio tra città italiane e albanesi promuovono scambi culturali e accademici.

Legami Culturali

La cultura italiana ha un’influenza significativa in Albania, dalla cucina alla moda, dalla musica al cinema. L’italiano è una lingua ampiamente studiata e parlata, e molti albanesi seguono con interesse la cultura popolare italiana. Allo stesso tempo, la comunità albanese in Italia contribuisce alla diversità culturale del Paese, portando con sé tradizioni, cibo e musica albanesi.

L’ipotesi dell’annessione dell’Albania all’Italia

L’ipotesi di annessione tra Italia e Albania non è una novità, anzi, rappresenta un capitolo complesso nella storia delle relazioni tra i due Paesi. Queste ipotesi sono già emerse in vari periodi storici, soprattutto durante il ventennio fascista, quando l’Italia di Mussolini perseguiva una politica espansionista nel Mediterraneo. Oggi la situazione è molto diversa, e ipotesi di questo tipo in contesti di mature democrazie sono decisamente più complessi.

Geografia e demografia dell’Albania eventualmente annessa all’Italia

L’Albania oggi conta 2 milioni e 761 mila abitanti, distribuiti in una superficie di 28.748 km². Qualora diventasse una Regione dell’Italia, sarebbe 10ª per numero di abitanti, dopo la Toscana e prima della Calabria. Invece per quanto riguarda le dimensioni, sarebbe la prima superando di un soffio la Sicilia con una differenza di circa 2.900 km² (una porzione molto piccola di territorio, inferiore alle dimensioni della Valle d’Aosta).

L’Italia oggi conta 58 milioni e 990 mila abitanti. Con l’annessione dell’Albania diventerebbe quindi un Paese di 61 milioni e 750 mila abitanti, avvicinandosi così molto a Francia e Regno Unito che viaggiano intorno ai 65 milioni di abitanti (in Europa ne hanno di più soltanto la Germania, la Turchia e la Russia). Per quanto riguarda la superficie, oggi l’Italia ha un territorio di 302 mila km² che con l’annessione dell’Albania diventerebbero 331 mila km². Questo consentirebbe all’Italia di superare Polonia e Norvegia, raggiungendo una superficie quasi identica a quella della Finlandia. Rimarrebbero più grandi – nell’ordine – Russia, Ucraina, Francia, Spagna, Svezia e Germania. Dal punto di vista geografico, l’Italia confinerebbe con la Grecia, la Macedonia del Nord, il Kosovo e il Montenegro.

L’ipotesi di un’annessione come Regione Autonoma e lo scoglio dell’Ue

Ovviamente l’Albania sarebbe una Regione autonoma con poteri speciali, un po’ come quelli della Sicilia, della Sardegna, della Valle d’Aosta o delle province di Trento e Bolzano. Conserverebbe quindi il suo parlamento, l’Assemblea, e l’autonomia su molti temi. I benefici economici e sociali sarebbero straordinari per entrambi i Paesi. Si tratterebbe in ogni caso di un processo molto complesso, che dovrebbe anche riscontrare la totale adesione politica dei due Paesi ben oltre una battuta del premier come quella di ieri.

A differenza dell’Italia – inoltre – l’Albania non fa ancora parte dell’Unione Europea ma ha presentato domanda di adesione nel 2009 e ha ottenuto lo status di paese candidato all’adesione nel giugno 2014. L’UE ha tenuto la prima conferenza intergovernativa con l’Albania nel luglio 2022. Sono quindi già in corso i negoziati di adesione. Tra i Paesi candidati (gli altri sono Turchia, Ucraina, Moldavia, Serbia, Montenegro e Macedonia del Nord), è il più solido e forte. Un’eventuale adesione prima dell’ok UE potrebbe rappresentare uno scoglio dal punto di vista dei trattati comunitari, ma visto il livello molto avanzato dei negoziati potrebbe anche rappresentare la soluzione finale.

Il Contesto Storico e l’interesse italiano per l’Albania

La fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo furono caratterizzati da intensi nazionalismi e ambizioni imperialiste in Europa. L’Albania, sotto il dominio ottomano fino al 1912, emerse come uno stato indipendente in un periodo di instabilità politica e territoriale nei Balcani. L’Italia, unificata solo nel 1861, cercava di affermare il proprio ruolo come potenza regionale nel Mediterraneo, guardando ai Balcani come una zona di influenza naturale.

L’interesse dell’Italia per l’Albania affonda le radici in diverse motivazioni:

Strategia Militare e Geopolitica: La posizione dell’Albania sul mare Adriatico era di enorme importanza strategica per l’Italia, che mirava a controllare le rotte marittime e prevenire l’influenza di altre potenze, come l’Austria-Ungheria e la Grecia.

Espansione Economica: L’Italia vedeva nell’Albania una potenziale area di espansione economica, ricca di risorse naturali e con possibilità di sviluppo agricolo e industriale.

Cultura e Propaganda: Il regime fascista di Mussolini utilizzava l’annessione come parte della sua propaganda per il ripristino della “Grandezza di Roma”, cercando di rievocare i fasti dell’Impero Romano.

L’Invasione Italiana del 1939

Il 7 aprile 1939, le truppe italiane invasero l’Albania, incontrando una resistenza relativamente debole. Il re albanese Zog I fuggì in esilio, e l’Albania fu rapidamente occupata. L’annessione fu formalmente proclamata, e Vittorio Emanuele III, re d’Italia, fu dichiarato anche re dell’Albania. Questa mossa faceva parte del più ampio disegno di Mussolini di creare un impero italiano nel Mediterraneo.

Motivazioni dell’Invasione

Prestigio Fascista: Mussolini voleva dimostrare la potenza del regime fascista, sia ai suoi alleati che ai suoi nemici, consolidando il controllo su un territorio vicino e strategicamente rilevante.

Controllo delle Risorse: L’Albania era vista come una fonte di risorse naturali e un’opportunità per l’insediamento di coloni italiani.

Posizionamento Militare: Il controllo dell’Albania permetteva all’Italia di dominare il mare Adriatico e di avere una testa di ponte per future espansioni nei Balcani.

Il Periodo dell’Occupazione

Durante l’occupazione italiana, l’Albania fu soggetta a una politica di italianizzazione forzata. Le infrastrutture furono modernizzate, furono costruite nuove strade e scuole, e l’economia fu in parte integrata con quella italiana. Tuttavia, queste misure non riuscirono a ottenere il consenso della popolazione albanese, che resistette all’occupazione con vari movimenti partigiani più che altro per i metodi politici dittatoriali del regime fascista, esattamente come accadeva anche in Italia.

Resistenza e Repressione

La resistenza albanese contro l’occupazione italiana fu significativa. Gruppi partigiani, spesso supportati dalla popolazione locale, organizzarono sabotaggi, attacchi e operazioni di guerriglia contro le forze occupanti. La risposta italiana fu dura, con repressioni, arresti e rappresaglie contro i civili.

Il Fallimento dell’Annessione fascista

La Seconda Guerra Mondiale segnò la fine dell’occupazione italiana dell’Albania. Con la caduta del regime fascista nel 1943, e l’armistizio dell’8 settembre, le forze tedesche presero il controllo dell’Albania fino alla fine della guerra. L’ipotesi di un’annessione duratura svanì, e l’Albania emerse dalla guerra come uno stato indipendente sotto l’influenza comunista di Enver Hoxha.

Le conseguenze a lungo termine

Le ipotesi di annessione e l’occupazione italiana lasciarono un’eredità complessa nelle relazioni tra Italia e Albania:

Memorie Storiche: L’occupazione è ancora un tema sensibile e controverso nella memoria storica albanese, influenzando le percezioni reciproche e la politica.

Migrazioni: Il periodo post-bellico vide significativi flussi migratori dall’Albania all’Italia, sia per motivi economici che politici. Le comunità albanesi in Italia hanno giocato un ruolo importante nelle relazioni bilaterali.

Cooperazione Moderna: Oggi, Italia e Albania hanno relazioni diplomatiche e commerciali solide. L’Italia è uno dei principali partner economici e sostenitori del processo di integrazione europea dell’Albania.

Le ipotesi di annessione tra Italia e Albania rappresentano un capitolo significativo e complesso della storia europea del XX secolo. Mentre le ambizioni imperialiste italiane non riuscirono a consolidarsi, lasciarono un’impronta duratura sulle relazioni tra i due Paesi. Oggi, Italia e Albania guardano avanti, costruendo una partnership basata su rispetto reciproco, cooperazione e obiettivi comuni, superando le ombre di un passato turbolento. E stavolta un’ipotesi di unione tra i due Stati arriva non dall’Italia ma dall’Albania, per voce del suo premier Edi Rama, che tra l’altro è di sinistra ma ha stretto con il governo Meloni una serie di accordi che avvicinano i due Paesi come mai accaduto prima nella storia.

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