Archeologia: scoperto laboratorio che produceva la tintura più pregiata del mondo antico

Uno scavo sull'isola di Egina, in Grecia, ha portato alla luce cocci di ceramica macchiati di porpora di Tiro
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Sull’isola di Egina, sul Golfo Saronico, lungo la costa orientale della Grecia, una missione archeologica austriaca ha scoperto che l’insediamento preistorico era anche il luogo di produzione della porpora, e non di una porpora qualsiasi, ma della porpora di Tiro, una tonalità un tempo molto apprezzata e quotata. Gli scavi, condotti da ricercatori dell’Università Paris Lodron di Salisburgo, in due edifici della prima età micenea nel sobborgo orientale di Kolonna hanno portato alla luce sei cocci di ceramica, forse parti di una brocca, che contengono ancora residui ben conservati del pigmento color porpora. Una volta analizzato e confrontato con i campioni di porpora di Tiro esistenti, il colorante è risultato “qualitativamente e quantitativamente simile“, secondo un nuovo studio pubblicato dal team di ricerca.

Nel sito è stata trovata anche una fossa profonda mezzo metro, riempita con un’elevata quantità di conchiglie frantumate, per lo più della lumaca marina a banda colorata Murex. Tra la graniglia di conchiglie c’erano tre pietre grandi come un pugno, probabilmente usate per pestare i molluschi su una macina, anch’essa scoperta nell’edificio. La presenza di ossa bruciate di giovani animali nell’area suggerisce inoltre che potrebbero esserci stati rituali associati alla produzione del pigmento.

Un laboratorio di tintura

Sulla base dei risultati ottenuti a Kolonna, gli archeologi concludono di aver scoperto un laboratorio di tintura. “L’evidenza archeologica”, scrivono, “attesta la produzione di tintura in loco attraverso tre indicatori: materie prime/depositi (gusci di murex frantumati), strumenti/attrezzature (pestelli, pietra per macinare, fossa dei rifiuti) e prodotto finito (pigmento colorante)“.

Sebbene il team di ricercatori austriaci non sia in grado di stimare l’entità della produzione di tintura nell’insediamento, il miscuglio di frammenti di conchiglie calpestate indica un’attività continua, nonostante finora non vi siano prove di oggetti color porpora di Tiro utilizzati o commerciati sull’isola. “I ritrovamenti“, scrivono i ricercatori nello studio appena pubblicato, “non solo provano l’esistenza di un laboratorio intraurbano per la tintura di porpora, ma forniscono anche nuovi spunti di riflessione sul contesto tecnologico e forse spirituale del processo”.

porpora egina grecia
Frammenti di ceramica con pigmenti di porpora. Foto: L. Berger, https://doi.org/10.1371/journal.pone.0304340.

La produzione della porpora di Tiro

La produzione della porpora di Tiro prevedeva la cattura delle secrezioni delle lumache di mare, che rilasciano una singola goccia di un liquido dalle loro ghiandole ipobranchiali come parte del loro comportamento predatorio. Una volta munta, la sostanza veniva lasciata fermentare alla luce del sole, che ne avrebbe cambiato il colore da verde a viola.

A causa del lungo processo di creazione della tintura, la porpora di Tiro era molto apprezzata, si dice che valesse tre volte il suo peso in oro. Durante l’Età del Bronzo, la porpora veniva utilizzata su oggetti, dai dipinti ai mantelli, associando sempre più ricchezza e regalità e diventando una merce altamente commercializzata nella regione mediterranea.

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