“Falso allarme”, il libro di Bjorn Lomborg: “basta catastrofismi sul clima”

"L'approccio catastrofista non poggia su nessun elemento fattuale. Non stiamo andando verso l'estinzione"
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Dal 25 giugno, sarà disponibile in Italia “Falso allarme” (Fazi Editore), il bestseller di Bjorn Lomborg contro i catastrofismi sul clima. Lomborg, Presidente del Copenhagen Consensus Center, ricercatore alla Hoover Institution dell’Università di Stanford, saggista e commentatore tv, ha raggiunto a Roma per il lancio del libro e in un’intervista a Micol Graziano per ANSA ha spiegato perché ha scritto questo saggio. “L’ho scritto in primis perché c’è troppa gente in giro eccessivamente preoccupata per la questione del cambiamento climatico. Ciò non vuol dire che il cambiamento climatico non sia un problema, ma è meno un problema di quanto la maggior parte delle persone pensa. Proprio perché siamo troppo preoccupati, stiamo facendo molte scelte sbagliate, ha dichiarato Lomborg.

Stiamo gettando via un’enorme quantità di soldi. Solo l’anno scorso, negli USA sono stati spesi due trilioni di dollari nella transizione verde, una somma equivalente al 2% del PIL americano e si parla addirittura di portare questa percentuale al 5%. Un’enorme quantità di denaro ma un impatto limitato dal punto di vista delle emissioni. Ho scritto il libro per invitare i governi a spendere bene le risorse, in progetti che veramente servano a migliorare la nostra vita”, ha aggiunto il ricercatore.

Alla domanda su chi dovrebbe leggere questo libro, Lomborg ha risposto: “mi auguro che lo legga Giorgia Meloni, se ha tempo. Spero che lo leggano i suoi colleghi di governo. Mi piacerebbe che lo leggesse Greta Thunberg. Ma in realtà tutti dovrebbero leggerlo, soprattutto le persone profondamente preoccupate per il cambiamento climatico perché capirebbero che le cose non sono tanto drammatiche come credono”.

No al catastrofismo

Il catastrofismo non aiuta il pianeta, dichiara Lomborg, sottolineando: “di dichiarazioni assurde ce ne sono tantissime, il governo americano adesso ha classificato il cambiamento climatico come una minaccia esistenziale per l’umanità, l’OCSE ci dice che il 60% degli adulti nei Paesi sviluppati crede che il cambiamento climatico porterà alla fine della vita sulla Terra. L’approccio catastrofista non poggia su nessun elemento fattuale. Non stiamo andando verso l’estinzione. Movimenti ambientalisti nati negli ultimi anni, come per esempio Just Stop Oil, sostengono tranquillamente che miliardi di persone moriranno a causa del cambiamento climatico”.

E, a proposito di profezie sulla fine del mondo a causa del clima, commenta: “non a caso, si tengono sul vago quando si tratta di specificare esattamente quando finirà il mondo. Il problema è che se si terrorizza la gente con queste notizie catastrofiste, giorno dopo giorno, poi si giustifica quasi qualsiasi politica, si può far accettare alla gente quasi qualunque cosa, incluso spendere cifre infinite perché se stiamo parlando di evitare la fine del mondo, non possiamo preoccuparci di disponibilità di risorse o di qualunque altro problema perché di fronte alla fine del mondo tutto è lecito”.

Mortalità per il clima in calo

C’è un grafico nel libro che suggerirei a tutti di guardare e che indica il numero di morti ogni anno, dal 1920 ad oggi, morti per catastrofi naturali, incendi, alluvioni e così via. Chi è molto preoccupato immaginerà che, a causa del riscaldamento globale, i morti nel mondo stiano aumentando, per fenomeni naturali estremi, ma non è vero; un secolo fa, circa mezzo milione di persone all’anno moriva a causa di disastri naturali, oggi quel numero è sceso a circa quindicimila persone, quindi parliamo di una riduzione del 98%, ciò non significa che il clima sia diventato più generoso, anzi i fenomeni estremi stanno aumentando a causa del cambiamento climatico, ma è successo che siamo diventati più resilienti“, conclude Bjorn Lomborg.

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Foto Ansa
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