Spedizione di donne sul K2: “un messaggio al mondo della montagna”

Il primo pensiero era quello di non mettere da parte l'arrampicata più tecnica, la scalata vera e propria su roccia
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Non ho mai veramente pensato di raggiungere gli 8 mila, ma quando mi hanno proposto di far parte della spedizione ho subito colto il valore e la portata di questo progetto. Certamente è una sfida sportiva con cui mi piace confrontarmi ma mi incuriosisce anche il fatto di salire su una montagna così importante dove oltre alle dinamiche fisiche entrano in gioco anche dinamiche relazionali“. È con questo spirito che la guida alpina Silvia Loreggian, 33/enne, di Padova, si appresta a partire per la prima spedizione alpinistica tutta al femminile italiana e pakistana sul K2 (8.611 metri di altitudine), il progetto del Club Alpino Italiano “K2-70” voluto per celebrare il 70/o anniversario della spedizione del 1954, guidata da Ardito Desio, che prima al mondo raggiunse la vetta.

La storia di Silvia Loreggian

Silvia è una delle nove donne, quattro atlete italiane, quattro pakistane e una dottoressa, del team tutto al femminile prossimo alla partenza, il 16 giugno. La montagna e la natura è il mondo di Silvia, appreso fin da bambina in famiglia. Ora l’alpinismo tecnico è il suo lavoro e la sua passione che condivide anche con il suo compagno. E che svolge nel corso di tutto l’anno sull’arco alpino, accompagnando persone in arrampicate su vette fino a 4 mila metri. “Quando mi hanno proposto di far parte del team – racconta Silvia all’ANSA – mi sono presa qualche giorno per pensarci. Il primo pensiero era quello di non mettere da parte l’arrampicata più tecnica, la scalata vera e propria su roccia. Ma poi ho abbracciato con entusiasmo questo splendido progetto, una sfida molto importante, e la cosa che sento più forte è legata all’imponente ambiente naturale e alla condivisione che avrò nel raggiungere la vetta con le altre compagne“. Alcune delle donne della squadra, Silvia già le conosceva ma nei mesi di preparazione alla spedizione (lei si sta preparando da sei mesi) c’è stata occasione di conoscersi fra tutte.

Una spedizione di tutte donne, che significato ha? “E’ bello che siamo tutte donne. E’ un messaggio al mondo della montagna, dove ora una scarsa minoranza dei praticanti è donna, e solo il 2% guide alpine. Il fatto che siamo tutte donne ha quindi un gran significato, quello di non discriminazione verso le donne”. Si è pensato ad una squadra femminile per questa spedizione – sottolinea il presidente del Cai, Antonio Montani – “per l’importanza che hanno le donne nell’alpinismo, ancora sottovalutato in un mondo che ancora ha retaggi maschilisti, e anche per sostenere il ruolo delle donne pachistane. Ci è sembrato un bel modo per festeggiare i 70 anni della spedizione di Ardito Desio e dai riscontri che stiamo ricevendo è un’idea che piace“.

Questa sfida – continua Silviami farà capire meglio come si comporta il mio corpo in alta quota, vedrò come reagirò a certi stimoli, ma mi regalerà molto sul piano di crescita personale, per i legami che si creeranno fra compagne di avventura, e nella relazione con queste montagne“. Emozioni che non saranno del tutto novità per lei che ha già sperimentato in precedenti spedizioni e trekking nelle valli dell’Himalaya cosa vuol dire il contatto così stretto con la natura, la sua semplicità e la sua grandezza.

La partenza quindi è per domenica 16 giugno per poi raggiungere il campo base a 5 mila metri a fine giugno (qui a coordinare il team ci sarà Agostino Da Polenza, alpinista e Presidente di EvK2CNR) e poi dopo il necessario adattamento fisico, si partirà per la scalata: l’arrivo in cima è previsto per fine luglio.

Diamo per scontato che andrà tutto bene. Ma il momento in cui raggiungerò la cima al momento proprio non me l’immagino – osserva SilviaUna volta su certamente penserò alla strada ancora da fare per tornare giù. L’appagamento pieno, penso, ci sarà una volta scesa al campo base. Solo in quel momento, nel rilassamento, potrò condividere le emozioni ed esprimere affetto e gratitudine per chi mi ha supportato fin qui“. Timori e preoccupazioni ci sono: “principalmente per le condizioni meteo, il fattore che può incidere maggiormente nella possibilità di successo o meno. Poi la pericolosità del luogo, la neve e il rischio di valanghe. Ma se ci saranno momenti difficili penserò ai mie cari, al mio ragazzo, ai miei amici, ai miei genitori, ai progetti che metterò in campo dopo. Mi distrarrò dal presente pensando al futuro“.

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