Recenti ricerche pubblicate sulla prestigiosa rivista scientifica Nature hanno rivelato un’importante scoperta nel campo dell’invecchiamento e della longevità. Un team di scienziati internazionali ha dimostrato che l’inibizione di una proteina pro-infiammatoria, nota come IL11, non solo migliora la salute generale nei topi anziani ma aumenta anche significativamente la loro durata di vita. Questo studio, condotto da Anissa Widjaja, Stuart Cook e colleghi, ha aperto nuove prospettive per il trattamento delle malattie legate all’età e per il prolungamento della vita umana. Nonostante gli effetti sull’uomo siano ancora da determinare, questa scoperta rivoluzionaria potrebbe rappresentare un punto di svolta nella medicina geriatrica, suggerendo che intervenire sui meccanismi infiammatori può avere benefici profondi e duraturi sulla salute e sulla longevità.
Invecchiamento e proteine pro-infiammatorie
L’invecchiamento è un processo complesso e multifattoriale che coinvolge numerosi cambiamenti biologici a livello cellulare e molecolare, inclusa la perturbazione dei percorsi di segnalazione cellulare. Tra questi percorsi, il segnale pro-infiammatorio gioca un ruolo cruciale, contribuendo in maniera significativa al declino fisiologico che accompagna l’invecchiamento. Le proteine pro-infiammatorie, o citochine, sono molecole di segnalazione che mediano la risposta infiammatoria del corpo a vari stimoli esterni e interni.
Con l’avanzare dell’età, l’infiammazione cronica diventa più pronunciata, contribuendo a una serie di patologie legate all’invecchiamento, tra cui malattie cardiovascolari, diabete, malattie neurodegenerative, e cancro. La cronicizzazione dell’infiammazione, spesso definita come “inflammaging“, è un processo patologico che altera il microambiente dei tessuti e degli organi, portando a disfunzioni cellulari e tissutali. Pertanto, comprendere e modulare i percorsi infiammatori rappresenta una strategia fondamentale per migliorare la salute nella vecchiaia e aumentare la durata della vita.
IL11: proteina chiave nell’invecchiamento
Anissa Widjaja, Stuart Cook e il loro team di ricercatori hanno focalizzato la loro attenzione su una specifica citochina pro-infiammatoria, l’Interleuchina 11 (IL11), cercando di chiarire il suo ruolo specifico nell’invecchiamento. Precedenti studi avevano già implicato IL11 in vari processi infiammatori, tuttavia, il suo contributo diretto all’invecchiamento e alle malattie correlate non era ancora stato chiaramente definito.
Gli scienziati hanno scoperto che i livelli di IL11 aumentano significativamente con l’età nei topi, suggerendo che questa citochina potrebbe svolgere un ruolo cruciale nell’attivazione di percorsi di segnalazione associati all’invecchiamento. Questo aumento dei livelli di IL11 è stato correlato con un’accelerazione dei processi degenerativi nei tessuti e con l’insorgenza di varie patologie legate all’età. I ricercatori hanno ipotizzato che la sregolazione di IL11 possa contribuire alla promozione di uno stato infiammatorio cronico che aggrava il deterioramento cellulare e tissutale, tipico dell’invecchiamento.
Effetti dell’inibizione di IL11
Per approfondire la comprensione del ruolo di IL11 nell’invecchiamento, gli autori dello studio hanno intrapreso un approccio genetico eliminando il gene responsabile dell’espressione di IL11 nei topi. Questa modifica genetica ha portato a risultati straordinari: i topi privati di IL11 hanno manifestato un declino metabolico significativamente ridotto, una minore incidenza di malattie multiple e una maggiore resistenza alla fragilità.
L’eliminazione di IL11 ha dimostrato di proteggere i topi dalle malattie croniche associate all’invecchiamento, migliorando la loro qualità di vita e aumentando la loro resistenza agli stress metabolici. Sorprendentemente, la durata della vita dei topi geneticamente modificati è aumentata in media del 24,9% in entrambi i sessi, indicando che l’inibizione di IL11 può avere effetti profondi e positivi sulla longevità. Questi risultati sono stati ulteriormente supportati dall’uso di un anticorpo specifico per bloccare IL11, che ha portato a miglioramenti significativi nel metabolismo e nella funzionalità muscolare dei topi anziani, riducendo allo stesso tempo i segni di invecchiamento e fragilità.
Salute e longevità
L’inibizione di IL11 mediante l’uso di un anticorpo specifico ha dimostrato di avere effetti profondi e positivi sulla salute e sulla longevità dei topi anziani. Questo approccio ha portato a miglioramenti significativi nel metabolismo, nella funzionalità muscolare e nella resistenza alla fragilità, riducendo i segni di invecchiamento. Nei topi di 75 settimane di età, che corrispondono all’equivalente umano di circa 55 anni, il trattamento con l’anticorpo anti-IL11 ha aumentato la durata della vita del 22,4% nei maschi e del 25% nelle femmine.
Questi risultati indicano che l’inibizione di IL11 può avere un impatto significativo e positivo sulla longevità, migliorando la qualità della vita e riducendo il rischio di malattie croniche associate all’invecchiamento. Inoltre, l’inibizione di IL11 sembra anche avere effetti benefici sulla funzione metabolica e muscolare, suggerendo che questa strategia potrebbe essere utile per combattere il declino fisiologico legato all’età.
Riduzione dell’incidenza di cancro correlato all’età
Un altro risultato notevole dello studio è stata l’osservazione di una riduzione dell’incidenza di cancro correlato all’età nei topi trattati con l’anticorpo anti-IL11. Questa scoperta suggerisce che l’inibizione di IL11 potrebbe avere benefici protettivi contro le neoplasie legate all’invecchiamento. Sebbene ulteriori ricerche siano necessarie per confermare questi risultati, questa scoperta apre nuove prospettive per la prevenzione e il trattamento del cancro negli anziani.
I meccanismi attraverso i quali l’inibizione di IL11 riduce l’incidenza di cancro non sono ancora completamente compresi, ma potrebbero essere legati alla capacità di questa proteina di modulare l’infiammazione e il microambiente tumorale. La riduzione dell’infiammazione cronica potrebbe infatti diminuire il rischio di trasformazione maligna delle cellule, limitando la proliferazione cellulare incontrollata e la formazione di tumori.