Da Nord a Sud del Paese gli agricoltori della Coldiretti proseguono le mobilitazioni in piazza “per gridare la propria rabbia contro l’invasione incontrollata di cinghiali che devastano le colture e mettono a rischio la vita delle persone, nelle città come nelle campagne”. L’appuntamento è per domani, giovedì 4 luglio, a Torino, Firenze e Bari, dove migliaia di imprese cingeranno d’assedio le sedi delle Regioni per chiedere l’adozione immediata di un Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica incontrollata, facendo applicare a livello locale le misure previste dal decreto interministeriale varato lo scorso anno.
In Puglia il corteo partirà da Piazza Gramsci alle ore 08:45, per raggiungere il Palazzo regionale, mentre gli agricoltori toscani si raduneranno dalle ore 9 di fronte a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della Regione Toscana. In Piemonte l’appuntamento è, invece, alle ore 20:30 con il corteo che partirà dal Palavela, si snoderà in via Valenza, per arrivare in piazza Piemonte, a Torino, sotto il grattacielo dell’ente.
Con le nuove proteste si estende dunque la mobilitazione della Coldiretti che ha già toccato Umbria, Lombardia, Calabria, Emilia Romagna e Abruzzo e raggiungerà nelle prossime settimane le altre regioni d’Italia. In tutte le manifestazioni gli agricoltori hanno incontrato i vertici dei governi regionali per spiegare le motivazioni dell’iniziativa, ma ora sono attese risposte concrete dopo le promesse fatte direttamente agli agricoltori dai diversi vertici regionali.
Ogni anno i cinghiali costano all’agricoltura italiana circa 200 milioni tra danni diretti e indiretti, con 2,3 milioni di animali selvatici lasciati liberi di scorrazzare nelle campagne. Una pressione anche sulle strade dove nel 2023 si sono registrati 170 incidenti stradali con morti e feriti causati dagli animali selvatici, secondo l’analisi Coldiretti su dati Asaps, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente.
In pericolo ci sono anche gli allevamenti suinicoli, dai quali nascono le specialità della norcineria nazionale. I cinghiali, denuncia la Coldiretti, sono i principali diffusori delle peste suina africana che, pur essendo innocua per l’uomo, minaccia la sopravvivenza delle aziende. Secondo le attuali regole, basta un cinghiale malato rinvenuto a chilometri di distanza da una stalla per far scattare la decisione di abbattere migliaia di maiali perfettamente sani.