Clima: il caldo minaccia i laghi e i loro ecosistemi

Un metodo innovativo ha incluso 100 simulazioni per comprendere meglio la variabilità climatica naturale
MeteoWeb

Un recente studio pubblicato su Nature Geoscience indica che il riscaldamento globale di origine antropica porterà a un significativo aumento delle temperature superficiali e sotterranee dei laghi in tutto il mondo entro la fine del secolo. Utilizzando il modello climatico avanzato CESM2, i ricercatori hanno simulato dati di temperatura dei laghi dal 1850 al 2100, rivelando un riscaldamento senza precedenti al di fuori dei precedenti naturali.

Il metodo innovativo del team ha incluso 100 simulazioni per comprendere meglio la variabilità climatica naturale e l’impatto dell’aumento delle emissioni di gas serra. Questo metodo ha permesso di distinguere le variazioni naturali dalle influenze umane sul riscaldamento dei laghi, predeterminando il momento in cui molte di queste risorse idriche sperimenteranno condizioni non analoghe, con conseguenze devastanti per gli ecosistemi lacustri.

Secondo il dottor Lei Huang, il riscaldamento globale di 2,4°C rispetto ai livelli preindustriali potrebbe portare a condizioni non analoghe già entro la fine del secolo, con i laghi tropicali che saranno i primi ad essere colpiti. Questo fenomeno influenzerà profondamente la biodiversità lacustre e richiederà strategie urgenti di adattamento e mitigazione per proteggere questi ecosistemi vulnerabili.

L’acqua superficiale dei laghi italiani si sta scaldando – ha dichiarato all’ANSA Aldo Marchetto dell’Istituto di Ricerca Sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche – e quindi, in quelli più profondi come il Lago Maggiore, il Lago di Como e quello di Garda, si viene a creare una maggiore differenza di temperatura tra acque superficiali e profonde, dove il riscaldamento si fa sentire meno. In questo modo la stratificazione tra le varie zone si fa più netta e si riduce la circolazione che trasporta l’ossigeno dalla superficie alle profondità”.

Il problema risulta ancora più evidente se si considera che i laghi più profondi del Nord Italia, Maggiore, Lugano, Como, Iseo e Garda, rappresentano oltre l’80% delle risorse superficiali di acqua dolce del nostro Paese. “I danni principali riguardano gli organismi che vivono nelle acque più profonde, o che vi si spostano per almeno una parte dell’anno”, afferma il ricercatore dell’Irsa-Cnr. “Molte specie scompariranno e altre nuove potrebbero prendere il loro posto. Inoltre il fenomeno favorisce anche la proliferazione di alcune specie di alghe, che incidono negativamente sulla qualità dell’acqua”.

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