Secondo una ricerca pubblicata su Nature, i mammiferi primitivi potrebbero aver vissuto più a lungo rispetto ai loro discendenti moderni di massa corporea simile. Questa scoperta, basata sull’analisi di fossili ritrovati in Scozia, risalenti al Giurassico medio (circa 166 milioni di anni fa), offre nuove intuizioni sullo sviluppo e la durata della vita dei primi mammiferi.
Crescita e longevità dei mammiferi
La comprensione della crescita e della longevità dei mammiferi è sempre stata una delle sfide più affascinanti per i paleontologi e gli studiosi di evoluzione. I mammiferi moderni, come ben sappiamo, seguono un modello di sviluppo che è stato ben documentato attraverso studi estesi. Questo modello prevede una rapida crescita nei primi anni di vita, seguita da una cessazione della crescita una volta raggiunta l’età adulta.
Questo schema, apparentemente semplice, si basa su un’equilibrata combinazione di fattori genetici, ambientali e comportamentali che determinano la maturazione e la durata della vita di ogni specie. Tuttavia, nuove ricerche stanno ora mettendo in discussione questa visione lineare, suggerendo che i mammiferi primitivi – i mammaliaformes – potrebbero aver avuto una traiettoria di vita significativamente diversa.
Questi antichi mammiferi, che vivevano nel Giurassico medio e pesavano meno di 100 grammi da adulti, sembrano aver seguito un percorso di crescita molto più lento e prolungato, con una durata di vita che superava di gran lunga quella dei mammiferi moderni di dimensioni simili. Questa ipotesi rivoluzionaria si basa su un’analisi dettagliata di fossili recentemente scoperti e offre nuove prospettive sull’evoluzione delle strategie di vita nei mammiferi.
Scoperta fossile: Krusatodon kirtlingtonensis
La scoperta di Elsa Panciroli e del suo team rappresenta un passo avanti significativo nella nostra comprensione della paleobiologia dei mammiferi. Sull’isola di Skye, in Scozia, i ricercatori hanno rinvenuto scheletri parziali di docodontani, una sottoclasse di mammiferiformi del Giurassico medio, appartenenti alla specie Krusatodon kirtlingtonensis.
Questa scoperta è particolarmente importante perché i fossili di mammiferi giovanili sono estremamente rari e forniscono informazioni cruciali sui primi stadi di sviluppo di queste creature. Analizzando gli incrementi di crescita dentale, i ricercatori hanno determinato che l’esemplare adulto aveva circa 7 anni al momento della morte, un’età considerevole per un animale di tali dimensioni. Il giovane, invece, aveva tra i 7 e i 24 mesi e stava attraversando la fase di sostituzione dei denti da latte con quelli permanenti. Questo processo di dentizione è un indicatore chiave della maturazione biologica e permette di tracciare il ritmo di crescita della specie.
Le misurazioni delle ossa degli arti e delle dimensioni dei denti hanno rivelato che l’adulto pesava tra 58 e 158 grammi, mentre il giovane rappresentava il 51-59% della massa corporea dell’adulto. Questi dati suggeriscono che Krusatodon kirtlingtonensis aveva un tasso di crescita prolungato, diverso da quello dei mammiferi moderni di dimensioni simili, e che questa crescita lenta era accompagnata da una durata di vita più lunga.
Lo studio
L’analisi condotta dal team di Panciroli si basa su metodologie all’avanguardia che combinano l’uso di tecniche paleontologiche tradizionali con avanzate tecnologie di imaging e analisi. I denti fossili, in particolare, sono stati sottoposti a una dettagliata analisi microscopica per identificare gli incrementi di crescita annuali, simili agli anelli di crescita degli alberi.
Questa tecnica, nota come microstratigrafia dentale, permette di determinare l’età precisa degli individui al momento della morte e di ricostruire il loro ritmo di crescita. Inoltre, le misurazioni delle ossa degli arti anteriori e delle ossa della coscia sono state utilizzate per stimare la massa corporea e il grado di sviluppo muscolo-scheletrico degli esemplari.
Queste misurazioni, confrontate con quelle di mammiferi moderni di dimensioni simili, hanno rivelato un tasso di crescita significativamente più lento per Krusatodon kirtlingtonensis. Questa crescita prolungata, associata a una durata di vita estesa, suggerisce che i mammiferi primitivi potrebbero aver adottato strategie di vita diverse per affrontare le sfide ambientali e ecologiche del Giurassico medio.
I mammiferi convivevano con i dinosauri
Le implicazioni di questa scoperta sono vaste e profonde, gettando nuova luce su come i mammiferi primitivi potrebbero aver vissuto e prosperato in un mondo dominato dai dinosauri. La crescita lenta e la maggiore longevità di Krusatodon kirtlingtonensis suggeriscono che questi antichi mammiferi avevano strategie di vita più flessibili e adattative rispetto ai loro discendenti moderni.
In un ambiente caratterizzato da una forte competizione per le risorse e la presenza di numerosi predatori, una crescita lenta potrebbe aver permesso a questi mammiferi di sviluppare difese più efficaci e comportamenti più complessi. Inoltre, una vita più lunga avrebbe offerto maggiori opportunità per la riproduzione e la cura della prole, aumentando le possibilità di sopravvivenza delle giovani generazioni. Questa scoperta sfida l’idea tradizionale secondo cui la piccola massa corporea nei mammiferi è sempre associata a una vita breve e a una riproduzione rapida. Invece, suggerisce che i primi mammiferi potrebbero aver avuto una gamma più ampia di strategie di vita, permettendo loro di occupare nicchie ecologiche diverse e di evolversi in modo più dinamico.