Il naufragio della barca a vela Bayesian, battente bandiera britannica e affondata ieri al largo di Porticello, a circa 20 chilometri da Palermo, ha sollevato molte domande sulle cause del tragico incidente. L’ultima foto scattata prima della tragedia, che ritrae il maestoso albero di 75 metri della barca, ha rivelato la magnitudine della sua imponenza e della sua potenziale vulnerabilità. Il Bayesian, lungo 56 metri, era noto per il suo albero in alluminio di 75 metri, il più alto al mondo, che ha rappresentato tanto un vanto tecnologico quanto una seria minaccia per la stabilità dell’imbarcazione.
Le parole dell’esperto
L’architetto e perito nautico Gino Ciriaci, con oltre cinquant’anni di esperienza, offre una spiegazione approfondita su come l’albero estremamente alto possa aver contribuito al disastro. In un’intervista al Corriere della Sera, Ciriaci sottolinea che un albero di tali dimensioni “è anche l’albero più pericoloso al mondo perché prende il vento su una grande altezza e il sartiame, cioè i cavi d’acciaio che regolano gli alberi, fanno un’enorme resistenza“. Questo rende particolarmente vulnerabile una barca a vela con un albero così imponente, soprattutto in condizioni meteorologiche estreme. Secondo Ciriaci, “non è strano che una tromba d’aria sia riuscita ad abbattere l’albero della Bayesian. Eventi come questi sono già successi in passato“.
I dispersi
Il disastro ha portato al recupero del corpo di uno dei membri dell’equipaggio, il cuoco di bordo, di origine canadese ma con passaporto dell’Antigua. I sei passeggeri dispersi includono nomi di spicco come Mike Lynch, imprenditore britannico e co-fondatore della multinazionale informatica Autonomy, sua figlia diciottenne Hannah, Jonathan Bloomer, presidente della Morgan Stanley International, e Chris Morvillo, CEO della società di Lynch, insieme alla moglie di Morvillo. La nave a vela olandese Sir Robert B P, che si trovava nelle vicinanze, è intervenuta per soccorrere i 15 sopravvissuti.
“Non vedo colpe né possibilità di evitarlo”
Ciriaci evidenzia ulteriormente che la struttura della barca e il suo equipaggiamento contribuiscono significativamente alla sua resistenza contro le forze del vento. “La sovrastruttura della barca; il ‘sartiame’, che sono quei cavi di acciaio che reggono gli alberi (sulla Bayesian gli alberi erano due: ndr); e poi le ‘cime’, ossia quelle corde che invece sono necessarie per manovrare le vele e che restano sempre lì. Tutte queste cose fanno la resistenza di una barca“. Con un vento di tale intensità, come quello che ha colpito Porticello, “il vento può girarla e, diciamo, prenderla di fianco, facendola ribaltare“.
Ciriaci ricorda un evento simile avvenuto qualche anno fa nel Golfo della Girolata, in Corsica, dove una bufera ha causato il naufragio di sessanta barche, sia a vela che a motore, portandole a spiaggiarsi. “Quando c’è un vento di quella forza butta giù anche gli alberi in città. Non vedo colpe né possibilità di evitarlo“, conclude Ciriaci.
Questo tragico evento sottolinea l’importanza di considerare attentamente le implicazioni di design e struttura quando si costruiscono imbarcazioni di lusso, soprattutto in relazione alle condizioni meteorologiche estreme.