La Cappella Rothko, un monumento alla congiunzione tra arte e diritti umani, è costretta a chiudere temporaneamente i battenti a causa dei danni ingenti provocati dall’uragano Beryl, che ha recentemente colpito la città. Questa chiusura segue un restauro avvenuto solo tre anni fa, in occasione del 50º anniversario della cappella, un evento che ha attirato l’attenzione internazionale.
La cappella, progettata per ospitare le opere di Marc Rothko, che morì prima della loro installazione, ha subito gravi danni al soffitto, alle pareti e a tre dei quattordici grandi pannelli dell’artista. Questa grave situazione è emersa dopo l’uragano che ha devastato Houston all’inizio di luglio, causando la morte di 22 persone nella zona. La Cappella Rothko, meta di oltre centomila visitatori all’anno, ha annunciato i danni solo ora, sottolineando la necessità di un’accurata valutazione e stima dei costi di restauro.
La chiusura della Cappella
Whitten & Proctor Fine Art Conservation, una delle più rispettate ditte di restauro negli Stati Uniti, è stata incaricata di analizzare i danni e preparare i preventivi necessari. La Cappella, situata vicino all’edificio progettato da Renzo Piano che ospita la collezione dei de Menil, è dunque in buone mani. “Sappiamo adesso che i danni sono riparabili“, hanno dichiarato i responsabili al sito di notizie sull’arte Hyperallergic.
I collezionisti John e Dominique de Menil, di origine francese e emigrati negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale, avevano concesso a Rothko piena libertà creativa. Nonostante il conflitto con l’architetto Philip Johnson, il progetto della cappella fu completato grazie al contributo di Howard Barnstone ed Eugene Aubry. Rothko, che si suicidò nel 1970 senza lasciare spiegazioni, non poté vedere completata la sua visione. La Cappella aprì i battenti nel 1971 con una cerimonia che riunì rappresentanti di diverse fedi religiose.
Oltre alle celebri tele di Rothko, la cappella ospita anche il Broken Obelisk di Barnett Newman, dedicato a Martin Luther King, a testimonianza dell’impegno dei de Menil per i diritti umani. “E’ stata il primo centro ampiamente ecumenico al mondo, un luogo sacro aperto a tutte le religioni e appartenente a nessuno“, ha scritto la storica dell’arte Susan Barnes nel suo libro An Act of Faith. La Cappella Rothko, con la sua piattaforma di inclusività radicale, ha rappresentato da sempre un avamposto della giustizia sociale.