In Afghanistan, gli eventi meteo estremi hanno costretto almeno 38mila persone, di cui circa la metà sono bambini, ad abbandonare le proprie case nei primi sei mesi di quest’anno, ovvero più che in tutto il 2023: lo afferma Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Secondo l’analisi dei dati dell’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), nella prima metà di quest’anno si sono verificati più spostamenti a causa di siccità, temperature estreme, inondazioni, frane, valanghe e tempeste che in tutto il 2023 (37.076)[1]. Sebbene l’IDMC non fornisca ripartizioni specifiche rispetto al numero di bambini sugli sfollamenti che si verificano in un dato anno, afferma che metà delle persone costrette ad abbandonare le proprie case in Afghanistan sono minori[2].
L’Afghanistan, alla fine del 2023, ha inoltre registrato il numero più alto di bambini rimasti senza casa a causa dei disastri climatici rispetto a qualsiasi altro Paese al mondo (747.094)[3]. Mentre la maggior parte degli spostamenti negli ultimi decenni è stata dovuta a conflitti, nel 2022 i disastri climatici sono diventati la ragione principale per cui le persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case e si sono trasferite in altre aree all’interno dell’Afghanistan. La siccità è stata la ragione principale degli spostamenti causati dal clima, secondo l’ONU. Un afghano su sette sta si sta spostando per un lungo periodo, il numero più alto nell’Asia meridionale e il secondo più alto al mondo[4].
L’Afghanistan, inoltre, è il sesto Paese più vulnerabile agli impatti del cambiamento climatico[5], ma anche uno di quelli in grado di adattarsi meno e far fronte a questi mutamenti improvvisi. Più di una persona su tre in Afghanistan sta affrontando livelli di fame da crisi, causati principalmente da shock climatici e prezzi elevati dei prodotti alimentari. Secondo l’ONU, venticinque delle 34 province dell’Afghanistan stanno fronteggiando condizioni di siccità gravi o catastrofiche, che stanno colpendo più della metà della popolazione.
La provincia di Kandahar, nel sud del Paese, è stata gravemente colpita dalla siccità, il che ha costretto le persone a spostarsi in altre aree dopo che centinaia di pozzi e altre fonti d’acqua si sono prosciugati. In un villaggio in cui Save the Children ha lavorato, circa metà delle famiglie ha lasciato le proprie case a causa di una drastica riduzione dell’acqua potabile, e le famiglie rimanenti sono state costrette a cercare lavoro in altri distretti[6]. I bambini hanno camminato per ore per andare a prendere l’acqua da un pozzo che era utilizzato anche per l’abbeveramento degli animali e questo ha causato epidemie.
Raouf*, 13 anni, vive con la sua famiglia di sei persone in una zona colpita da frequenti siccità. Il suo villaggio, come molti altri, affronta gravi carenze idriche, costringendo Raouf* e i suoi amici a fare più viaggi al giorno verso un bacino idrico a circa 300 metri di distanza e per questo arrivano spesso tardi a scuola. “Gli animali bevevano dalla stessa acqua che consumavamo noi. Quando portavamo quell’acqua a casa, diventava calda e ci faceva ammalare. Sono molto soddisfatto del nuovo sistema di cisterne. Prima, dovevamo prendere l’acqua a mano da luoghi lontani e la qualità dell’acqua era scarsa. Ora abbiamo acqua potabile pulita che non ci fa ammalare” ha raccontato Raouf*. Save the Children, infatti, ha costruito un nuovo sistema idrico nel villaggio utilizzando pozzi profondi e alimentato da pannelli solari e le famiglie hanno iniziato a tornare nelle proprie case in precedenza abbandonate. Ciò significa che i bambini non devono più passare gran parte della giornata a procurarsi l’acqua.
Gli studi dimostrano continuamente che le ragazze e le donne sono colpite in modo sproporzionato dai disastri climatici rispetto agli uomini, in particolare quelle che versano in condizioni di vulnerabilità. Un rapporto del 2019 dell’UNDP ha rivelato che a livello globale, almeno il 60% dei decessi per eventi climatici estremi negli ultimi 20 anni ha riguardato donne e ragazze[7].
“La crisi climatica sta alimentando la crisi umanitaria in Afghanistan che sta costringendo le persone ad abbandonare le proprie case, distruggendo le fonti d’acqua e impedendo ai bambini di andare a scuola, cambiando così le loro vite. Rispetto ai sessantenni, i neonati in Afghanistan, in futuro, dovranno affrontare una siccità 5,3 volte maggiore[8]. L’Afghanistan sta sostenendo eventi meteorologici estremi con una frequenza allarmante. Solo quest’anno, migliaia di persone non sono state sfollate solo a causa della siccità, ma anche a causa delle inondazioni. La crisi climatica sta distruggendo le vite degli afghani e i loro mezzi di sostentamento” ha affermato Arshad Malik, Direttore di Save the Children in Afghanistan.
“Adattarsi e prepararsi agli impatti del cambiamento climatico deve essere una priorità, anche in un momento in cui i finanziamenti sono enormemente limitati. Sono passati tre anni da quando gli aiuti internazionali diretti, che erano equivalenti al 40% del PIL e finanziavano fino all’80% della spesa pubblica nel Paese[9], sono stati ridotti dopo che le autorità de facto hanno ripreso il controllo. Tre anni da quando il Paese ha visto un calo massiccio degli aiuti. Non ci si può aspettare che le agenzie umanitarie colmino questa lacuna da sole” ha concluso Arshad Malik.
Save the Children sostiene le comunità e protegge i diritti dei bambini in tutto l’Afghanistan dal 1976, anche durante i periodi di conflitto e i disastri naturali. La nostra risposta alle inondazioni a Baghlan ha raggiunto 25,190 persone, di questi 13.670 erano bambini. Save the Children ha programmi in nove province in Afghanistan e collabora con partner in altre sette province.
*I nomi sono stati modificati per proteggere l’identità degli intervistati
[1] I dati provvisori dell’IDMC sugli sfollamenti per i 180 giorni precedenti (al 27 giugno 2024) mostrano 38.488 spostamenti di persone a causa di inondazioni, siccità, temperature estreme, valanghe e frane. Il numero effettivo per la prima metà del 2024 è probabile che sia ancora più alto poiché il numero di spostamenti a causa delle devastanti inondazioni di inizio anno potrebbe essere rivisto al rialzo. Le cifre sopra riportate si riferiscono al numero di spostamenti. Una persona potrebbe essere stata sfollata più di una volta.
[2] L’IDMC produce solo dati disaggregati per età per il numero totale di persone che vivevano in condizioni di sfollamento in Afghanistan alla fine dell’anno. Alla fine del 2023, i bambini rappresentavano il 50%.
[3] L’Afghanistan era seguito dal Pakistan (515.378) e dall’Etiopia (403.855).
[4] https://reliefweb.int/report/afghanistan/afghanistan-crisis-response-plan-2024#:~:text=IOM%20predicts%20that%20over%20900%2C000,million%20already%20in%20protracted%20displacement
[5] University of Notre Dame, ND-GAIN Country Index, https://gain.nd.edu/our-work/country-index/rankings/
[6] Save the Children ha intervistato 1.416 genitori e tutori e 1.411 bambini (660 ragazze e 751 ragazzi, di età compresa tra 11 e 17 anni) in un campione rappresentativo in aree prevalentemente rurali in sette delle 34 province dell’Afghanistan – Balkh, Faryab, Sar-e-Pul, Jawzjan, Kabul, Nangarhar e Kandahar tra l’8 luglio e 10 agosto 2023.
[7] https://blogs.iadb.org/sostenibilidad/en/international-womens-day-the-unequal-impact-of-disasters-on-women/#:~:text=Furthermore%2C%20during%20and%20after%20disasters,disaster%20refugee%20camps%20(IUCN)
[8] https://resourcecentre.savethechildren.net/pdf/born-into-the-climate-crisis.pdf/
[9] https://www.csis.org/analysis/future-assistance-afghanistan-dilemma#:~:text=Even%20the%20United%20States%E2%80%94which,is%20only%2015.9%20percent%20funded