Clima, il ghiacciaio Fellaria ha perso il 46% della sua superficie dal 1850 a oggi

Il ghiacciaio Fellaria, in Valmalenco nel gruppo del Bernina, è il terzo per estensione della Lombardia
MeteoWeb

Il ghiacciaio lombardo Felleria ha perso il 46% della sua superficie dal 1850 ad oggi. Tra il 2022 e il 2023, la sua porzione più bassa di quota ha registrato una perdita annuale tra i 5 e gli 8 metri di spessore. Lo rende noto la Carovana dei Ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con Cipra Italia e con la partnership scientifica del Comitato glaciologico italiano (Cgi).

Il ghiacciaio Fellaria, in Valmalenco nel gruppo del Bernina, è il terzo per estensione della Lombardia, dopo quello dell’Adamello e dei Forni. Dal 1800 ad oggi, è passato da circa 28km2 a 13km2 includendo anche il versante svizzero (Vedretta Palù). Tra il 2022 e il 2023, la sua porzione più bassa di quota ha registrato una perdita annuale tra i 5 e gli 8 metri di spessore. Invece il suo grande lago proglaciale, iniziato a formarsi dopo il 2023 e peculiarità di questo ghiacciaio, in questi anni per effetto delle elevate temperature si è ampliato fino a raggiungere nel 2024 un’estensione di 222.000 metri quadri, pari a 30 campi da calcio.

Un ghiacciaio che, ‘‘seppure non esente da segnali di sofferenza, riesce ancora a mostrare un’apprezzabile dinamicità grazie al suo bacino di accumulo molto esteso e posto ad una quota superiore 3000 metri”, osserva l’associazione.

Il tema dell’overtourism

In occasione di questa tappa, Legambiente e il Cgi hanno acceso i riflettori anche sul tema dell’overtourism, che contraddistingue sempre di più ambienti di alta quota e glaciali, come ad esempio il ghiacciaio Fellaria. ‘‘La presenza di sempre più turisti per periodi sempre più brevi in luoghi molto popolari della Alpi sta diventando un problema per la natura e i residenti’‘. È ”urgente l’apertura di tavoli di confronto tra istituzioni, portatori di interesse locali e associazioni per affrontare il problema definendo percorsi al fine di rendere meno impattante la fruizione dei luoghi d’alta quota”.

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