Alzheimer, nuova terapia rimuove proteine tossiche nel cervello

Nel corso degli esperimenti, topi anziani con aggregati di tau hanno ricevuto una singola dose della terapia o un placebo
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Una nuova terapia innovativa per combattere l’Alzheimer potrebbe segnare un cambiamento fondamentale nella lotta contro questa devastante malattia neurodegenerativa. I ricercatori del Medical Research Council Laboratory of Molecular Biology di Cambridge e dell’Uk Dementia Research Institute dell’Università di Cambridge hanno sviluppato un trattamento che rimuove selettivamente le proteine tau aggregate, le quali sono strettamente legate all’Alzheimer.

Una nuova speranza nella cura dell’Alzheimer

Lo studio, pubblicato su Cell e Science, ha dimostrato che la terapia non solo riduce la quantità di aggregati di tau nel cervello dei topi, ma migliora anche i sintomi neurodegenerativi. Al centro della terapia c’è la proteina TRIM21, nota per il suo ruolo cruciale nella risposta immunitaria ai virus. Gli scienziati hanno sfruttato TRIM21 per mirare specificamente agli aggregati di tau, preservando le proteine tau sane che fungono da supporto strutturale nelle cellule nervose.

Le proteine tau patologiche formano dei “grovigli” all’interno delle cellule nervose, e questi aggregati possono diffondersi da una cellula all’altra, aggravando il declino cognitivo con il progredire della malattia. Utilizzando TRIM21, i ricercatori hanno creato due terapie sofisticate in grado di eliminare questi grovigli senza danneggiare le proteine tau normali.

Nel corso degli esperimenti, topi anziani con aggregati di tau hanno ricevuto una singola dose della terapia o un placebo. Dopo poche settimane, i risultati sono stati sorprendenti: i topi trattati hanno mostrato una significativa riduzione degli aggregati di tau nelle loro cellule cerebrali, un rallentamento della progressione dei sintomi neurodegenerativi e un miglioramento sostanziale nella loro funzione motoria.

Lauren Miller, una delle autrici dello studio, ha commentato: “Non eravamo sicuri se la rimozione specifica degli aggregati di tau all’interno della cellula fosse sufficiente per arrestare la progressione della malattia. È incoraggiante vedere che questo approccio riduce la gravità della malattia nei nostri modelli, suggerendo che la rimozione selettiva degli aggregati di tau potrebbe essere una terapia promettente.”

Questo progresso potrebbe aprire la strada a nuove strategie terapeutiche non solo per l’Alzheimer, ma anche per altre malattie neurodegenerative come la malattia di Huntington e il morbo di Parkinson, ampliando notevolmente le possibilità di trattamento per condizioni finora difficili da gestire.

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