Secondo un recente studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, oltre 10.000 decessi all’anno negli Stati Uniti possono essere attribuiti al particolato fine (PM2.5) derivante dal fumo degli incendi boschivi. Questo fenomeno rappresenta circa il 16% dei decessi totali associati a tutte le fonti di PM2.5.
La ricerca sul fumo degli incendi
La ricerca, condotta dai ricercatori Yiqun Ma e Kai Chen della Yale University, ha analizzato i dati di mortalità dal 2007 al 2020 in tutte le contee degli Stati Uniti contigui. I risultati mostrano che l’esposizione media al fumo PM2.5 per un periodo di 12 mesi è collegata a un incremento dei decessi per diverse patologie, in particolare disturbi cardiovascolari, problemi di salute mentale, disfunzioni endocrine e disturbi digestivi.
L’impatto del fumo si è rivelato particolarmente significativo tra la popolazione anziana, che ha mostrato tassi di mortalità più elevati rispetto alle persone di età inferiore ai 65 anni. Inoltre, la combinazione di un aumento dell’esposizione al fumo e di ondate di calore estremo ha ulteriormente intensificato gli effetti sulla salute.
Sorprendentemente, anche le contee situate a oltre 150 chilometri dalla fonte dell’incendio hanno registrato un aumento della mortalità a concentrazioni di PM2.5 inferiori a 5 µg/m³, dimostrando come gli incendi boschivi possano avere ripercussioni sanitarie diffuse.
Questi risultati evidenziano l’urgenza di affrontare il crescente onere per la salute pubblica causato dagli incendi boschivi e suggeriscono la necessità di implementare politiche preventive più efficaci per proteggere le comunità vulnerabili.