La morte del noto giornalista Andrea Purgatori, avvenuta il 23 luglio 2023, continua a suscitare interrogativi e indignazione. Le recenti conclusioni della perizia medico-legale disposta dal gip del tribunale di Roma gettano luce su una tragica vicenda segnata da “imprudenza e approfondimenti insufficienti“, come sottolineano gli esperti coinvolti nell’analisi. La Procura ha avviato un’indagine, iscrivendo nel registro degli indagati diversi professionisti, accusati di omicidio colposo.
La perizia medico-legale: un quadro inquietante
Secondo i periti, “i neuro radiologi indagati refertarono non correttamente l’esame di risonanza magnetica dell’8 maggio 2023 per imperizia e imprudenza e quelli del 6 giugno e dell’8 luglio per imperizia“. Questo errore iniziale ha avuto conseguenze fatali, poiché l’endocardite, la causa del decesso di Purgatori, non è stata individuata in tempo utile. “Un corretto trattamento diagnostico-terapeutico avrebbe consentito al paziente Purgatori un periodo di sopravvivenza superiore a quanto ebbe a verificarsi“, affermano gli esperti, sottolineando che “la letteratura scientifica considera il tasso di sopravvivenza a 1 anno in misura dell’80% qualora l’endocardite venga tempestivamente adeguatamente trattata“.
Le indagini hanno rivelato che la malattia avrebbe potuto essere diagnosticata in modo tempestivo, “almeno all’inizio del ricovero dal 10 al 23 giugno del 2023, o ancora prima, nella seconda metà di maggio 2023″, se solo i neuro radiologi avessero “correttamente valutato l’esito degli accertamenti svolti l’8 maggio“.
Critiche all’operato del cardiologo
In particolare, l’operato del cardiologo Guido Laudani è stato al centro delle critiche. I periti affermano che “interpretò non correttamente i risultati dell’esame holter, giungendo alla conclusione che l’embolizzazione multiorgano fosse conseguenza di fibrillazione atriale“. Questo errore ha avuto ripercussioni dirette sulla terapia imposta, la quale si è rivelata inadeguata. “Inoltre non valutò adeguatamente il quadro clinico e gli effetti della terapia anticoagulante che aveva impostato“, aggiungono i periti, concludendo che si trattava di “comportamenti che possiamo definire non adeguati sotto l’aspetto della perizia“.
La gestione clinica di Andrea Purgatori: un insieme di omissioni
La perizia ricostruisce anche i dettagli della gestione clinica di Purgatori. Durante il ricovero di luglio 2023, i periti affermano che “viene dimesso apparentemente senza visionare i risultati di un prelievo effettuato il giorno 19, dove si rileva la severa anemia che avrebbe controindicato la dimissione“. Questo è solo uno dei tanti errori segnalati nel corso della vicenda, che evidenziano “una catastrofica sequela di errori ed omissioni” a partire dall’errata diagnosi di fibrillazione atriale.
La terapia anticoagulante prescritta si è rivelata “potenzialmente fatale e di fatto controindicata nelle endocarditi“, lasciando in ombra un contesto clinico complessivo già critico. Le lacune diagnostiche e le mancanze nel follow-up clinico hanno gettato un’ombra sulla professionalità di coloro che hanno seguito il caso, sollevando interrogativi etici e professionali su come sia potuto accadere un simile errore.
Il caso di Purgatori, ora al centro di un’indagine, rappresenta un punto di svolta. È un’occasione per riflettere sull’importanza della correttezza diagnostica e sul rispetto delle linee guida mediche, affinché la vita dei pazienti venga sempre messa al primo posto. La comunità sanitaria è chiamata a interrogarsi sulle proprie pratiche e a rivedere i protocolli, affinché ogni errore venga evitato in futuro.