Alpinista disperso sul Gran Sasso, Iannetti al Prefetto: “Non è stato fatto abbastanza”

Il 19 ottobre, la Prefettura ha comunicato che le ricerche erano state sospese
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Le ricerche di Giorgio Lanciotti, disperso dal 21 settembre 2024 sulla Vetta Orientale del Gran Sasso, si sono trasformate in una vicenda complessa e dolorosa, che continua a scuotere l’opinione pubblica. Dopo un mese di ricerche senza esito, la Prefettura di Teramo ha deciso di sospendere le operazioni, a causa delle condizioni ambientali proibitive e dell’avvicinarsi della stagione invernale. Tuttavia, molti ritengono che questa decisione sia prematura e che non sia stato fatto tutto il possibile per ritrovare il giovane.

Pasquale Iannetti, guida alpina con oltre trent’anni di esperienza nel Soccorso Alpino, ha preso una posizione ferma in questa situazione. In una lettera inviata al Prefetto di Teramo, Iannetti ha espresso il suo dissenso e ha lanciato un appello per continuare le ricerche, convinto che ci siano ancora possibilità non esplorate.

Il contesto della tragedia

Giorgio Lanciotti era un alpinista esperto che si era avventurato da solo sulla Vetta Orientale del Gran Sasso, un percorso noto per la sua difficoltà e la pericolosità del terreno. Le operazioni di ricerca, avviate pochi giorni dopo la sua scomparsa, hanno coinvolto squadre di soccorso alpino, volontari, elicotteri e droni, ma nonostante l’impiego di queste risorse, non è stato possibile trovare alcuna traccia di lui. La zona in cui Lanciotti è scomparso è particolarmente insidiosa, caratterizzata da pareti rocciose verticali, profonde gole e ampie distese di bosco difficile da percorrere.

La Prefettura ha comunicato che le ricerche erano state sospese. La decisione è stata presa sulla base della difficoltà del territorio e delle condizioni climatiche in peggioramento, che mettevano a rischio la sicurezza dei soccorritori. Tuttavia, Iannetti non è d’accordo con questa valutazione.

L’appello di Pasquale Iannetti

In una lettera aperta al Prefetto, Pasquale Iannetti ha manifestato il suo disappunto, sostenendo che non tutto era stato fatto per ritrovare Lanciotti e che ci sono ancora soluzioni operative non considerate. “Non crediamo che sia stato fatto tutto il possibile“, ha dichiarato. Iannetti ha proseguito la sua missiva, sottolineando la sua lunga esperienza nelle operazioni di soccorso alpino e citando casi passati in cui le sue segnalazioni erano state ignorate, con conseguenze tragiche.

Tra gli esempi citati, la catastrofe dell’hotel Rigopiano nel 2017, dove una valanga ha travolto il resort causando la morte di 29 persone. Iannetti, che faceva parte della Commissione Neve e Valanghe del Comune di Farindola, aveva avvertito del rischio in quella zona già nel 1999, ma le sue previsioni non furono ascoltate.

Iannetti non si limita a denunciare le mancanze, ma propone soluzioni concrete. Nella sua lettera al Prefetto, descrive due operazioni di ricerca che intende organizzare, coinvolgendo guide alpine e alpinisti volontari.

Il piano per le nuove ricerche

La prima operazione proposta da Iannetti prevede la discesa in corda doppia su otto punti della Vetta Orientale, ritenuti strategici per individuare eventuali tracce di Lanciotti. “Il primo intervento è programmato per il giorno martedì 22 ottobre ed è prevista la discesa in corda doppia in otto punti differenti della Vetta Orientale da otto specifiche cordate“, scrive Iannetti. L’operazione richiede un notevole supporto logistico, tra cui il trasporto di materiale pesante in elicottero, come corde, trapani e ancoraggi.

La seconda fase delle ricerche prevede l’esplorazione delle pareti rocciose della Vetta Orientale, attraverso vie di arrampicata conosciute. In particolare, Iannetti menziona tre percorsi da esplorare: la via Alessandri-Leone al III° pilastro, la via Pinelli-Ramorino e la via Alletto-Consiglio. Questa seconda fase sarà avviata solo dopo che saranno stati completati i preparativi necessari per garantire la sicurezza degli alpinisti coinvolti.

La speranza di ritrovare Giorgio Lanciotti

Per Iannetti e il gruppo di soccorritori che si sono uniti al suo appello, c’è ancora speranza. La sua proposta si basa sull’idea che non tutte le aree del Gran Sasso siano state esplorate a fondo e che le tecniche utilizzate finora non abbiano tenuto conto di tutte le variabili. “Ora, a mio avviso, non è stato fatto abbastanza“, afferma nella lettera.

L’obiettivo non è solo ritrovare Lanciotti, ma dare un po’ di pace alla sua famiglia, che da un mese vive nell’angoscia dell’incertezza. “Tutto questo all’unico scopo di ritrovare i resti dello sfortunato Giorgio Lanciotti, nella speranza di dare un po’ di pace alla famiglia, che versa in uno stato di dolore e di disperazione senza fine“, conclude Iannetti nella sua missiva.

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