Geologo: “abbiamo trasformato i corsi d’acqua: una volta ‘dragavano’ e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”

"Ci sono persone che hanno dedicato anni di studi a pubblicare sul tema"
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Tra gli anni ’60 e ’90, l’estrazione di sabbia e ghiaia dai fiumi ha modificato profondamente i corsi d’acqua italiani, riducendo le sezioni fluviali e aumentando il rischio di piene rapide nelle pianure: è quanto ha sottolineato, in un post su Facebook il geologo Giulio Torri.

Una volta, ovvero tra gli anni ’60 e gli anni ’90, venivano estratti i materiali inerti direttamente negli alvei fluviali, ovvero cavavano ghiaie e sabbie. Ha portato benefici questo? Al contrario, solo problemi. I nostri fiumi e torrenti in risposta alle perturbazioni antropiche hanno risposto incidendosi a loro volta e scavandosi. Si sono canalizzati con il risultato che ora le sezioni sono ridotte e le piene arrivano molto più velocemente in zone di bassa pianura. Tutto questo lo vediamo sia “dal vivo” guardando i fiumi e facendone fotocomparazioni,” spiega il geologo, riferendosi al Fiume Secchia e al Torrente Enza (comparazioni 1954 e 2023, immagini di seguito)

Infine Torri sottolinea: “I nostri corsi d’acqua li abbiamo profondamente trasformati. E si, una volta “dragavano”, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti“. “Ci sono persone che hanno dedicato anni di studi a pubblicare sul tema, come ad esempio ISPRA con “IDRAIM” Sistema di valutazione idromorfologica, analisi e monitoraggio dei corsi d’acqua,” evidenzia il geologo.

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Credit Giulio Torri
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