Negli ultimi decenni, gli astronomi hanno compiuto passi da gigante nella comprensione della nostra posizione cosmica. Viviamo sulla Terra, nel sistema solare, nella galassia della Via Lattea, che a sua volta fa parte di una rete complessa di strutture galattiche. Recentemente, una nuova indagine ha suggerito che la Via Lattea non è solo un sistema isolato, ma potrebbe appartenere a una struttura ancora più vasta: la Concentrazione di Shapley.
Un nuovo sguardo sul nostro posto nell’universo
Il nostro indirizzo cosmico, che comprende vari livelli gerarchici, ci porta alla Concentrazione di Shapley, una regione massiccia nel “quartiere” cosmico. Gli astronomi descrivono questa struttura come un “bacino di attrazione“, una zona ricca di materia che agisce come un attrattore gravitazionale per le galassie e gli ammassi di galassie circostanti. Grazie a questa nuova comprensione, possiamo iniziare a delineare la nostra posizione nell’immensità dell’universo.
La Concentrazione di Shapley è caratterizzata dalla presenza di numerosi ammassi e gruppi di galassie, e rappresenta la più grande concentrazione di massa conosciuta nel nostro universo locale. Questo significa che le galassie, insieme alla materia oscura che le circonda, influenzano gravemente la struttura e la dinamica di questa regione.
Un lavoro di precisione: CosmicFlows
Per arrivare a queste conclusioni, un team di ricerca guidato dall’astronomo R. Brent Tully dell’Università delle Hawaii ha condotto un’indagine approfondita, analizzando i movimenti di circa 56.000 galassie. Questo studio, noto come CosmicFlows, si propone di mappare in dettaglio le dinamiche delle galassie lontane, rivelando così un quadro più preciso della distribuzione della materia nell’universo.
Tully ha affermato: “Il nostro universo è come una gigantesca ragnatela, con galassie che giacciono lungo filamenti e si raggruppano in nodi dove le forze gravitazionali le uniscono“. Questa immagine evocativa suggerisce che le galassie non sono distribuite casualmente, ma seguono schemi determinati dalle forze gravitazionali.
La scoperta di un attrattore più grande
Le indagini di CosmicFlows hanno rivelato una scoperta sorprendente: i movimenti di altri ammassi di galassie suggeriscono che la Via Lattea potrebbe essere attratta verso una struttura ancora più grande, la Concentrazione di Shapley. Questa concentrazione è stimata essere circa dieci volte il volume di Laniakea, il superammasso di galassie a cui appartiene la nostra galassia.
Laniakea, che ha un diametro di circa 500 milioni di anni luce, è stato definito un grande bacino di attrazione. Tuttavia, le ricerche indicano che la Concentrazione di Shapley potrebbe estendersi su una scala molto più ampia, raggiungendo una dimensione paragonabile a quella della “Grande Muraglia“, una struttura galattica che si estende per 1,4 miliardi di anni luce.
L’origine delle strutture cosmiche
Ma da dove provengono questi bacini di attrazione? Gli astronomi credono che siano stati formati all’inizio dell’universo, circa 13,8 miliardi di anni fa. Dopo il Big Bang, l’universo primordiale era in uno stato caldo e denso. Con l’espansione e il raffreddamento, le fluttuazioni di densità nella materia hanno iniziato a verificarsi, dando origine a quei “semi” di galassie e strutture più complesse che osserviamo oggi.
La Concentrazione di Shapley è stata identificata per la prima volta negli anni ’30 dall’astronomo Harlow Shapley come una “nuvola” nella costellazione del Centauro. Questo superammasso appare allineato con il moto del Gruppo Locale di galassie, suggerendo che la nostra galassia possa essere influenzata dalla gravità di questa massa enorme.
L’influenza della gravità
La gravità gioca un ruolo cruciale in tutte queste dinamiche galattiche. Maggiore è la massa di un oggetto, più forte è la sua influenza gravitazionale. Il team di Tully ha esaminato come questi bacini di attrazione influenzano i movimenti delle galassie. Le indagini sullo spostamento verso il rosso e altre tecniche di misurazione permettono di mappare il movimento delle galassie e comprendere meglio come interagiscono tra loro.
In particolare, il team si è concentrato sulla “velocità peculiare della galassia“, che rappresenta la differenza tra la velocità effettiva di una galassia e quella prevista secondo il “flusso di Hubble“. Questa misura è fondamentale per capire le interazioni gravitazionali tra le galassie.
La sfida della mappatura cosmica
La scoperta che la Concentrazione di Shapley possa essere il grande bacino di attrazione a cui apparteniamo pone nuove sfide per i modelli cosmologici attuali. Come ha detto l’astronomo Ehsan Kourkchi, “Questa scoperta rappresenta una sfida: le nostre indagini cosmiche potrebbero non essere ancora abbastanza grandi per mappare l’intera estensione di questi immensi bacini“.
Anche se gli astronomi hanno a disposizione strumenti avanzati, come il telescopio spaziale Hubble, potrebbe essere necessario un ulteriore progresso tecnologico per ottenere una visione completa delle enormi strutture cosmiche che popolano il nostro universo.
La ricerca di Tully e del suo team non solo sta rivelando nuove dimensioni del nostro posto nell’universo, ma sta anche aprendo la strada a una comprensione più profonda della materia e della struttura cosmica. Le mappe tridimensionali che emergono da questi studi offriranno non solo un quadro dettagliato della distribuzione delle galassie, ma anche una comprensione più completa della materia oscura e della sua influenza sull’evoluzione dell’universo.