Misteriose palle nere sulle spiagge australiane e macchie bianche in Canada, di cosa si tratta?

Le macchie bianche, che misurano fino a 15 centimetri di diametro, sono state descritte da un residente come “se qualcuno avesse provato a fare il pane ma avesse fatto un pessimo lavoro”
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Sulle coste di due nazioni diverse, separate da oceani e continenti, si stanno verificando fenomeni che, a prima vista, potrebbero sembrare semplicemente curiosi, ma che nascondono implicazioni ben più serie. Mentre le spiagge di Sydney, in Australia, vengono invase da misteriose “palle nere“, nel lontano Canada, precisamente nella provincia di Terranova e Labrador, emergono delle strane “macchie bianche“. Questi eventi apparentemente scollegati offrono un quadro inquietante e potrebbero rappresentare un nuovo allarme sulle condizioni degli oceani e dell’ambiente costiero.

Sydney: la comparsa delle “palle nere” sulle spiagge

La prima segnalazione di questo fenomeno in Australia risale a pochi giorni fa, quando, lungo le spiagge di Coogee e Gordons Bay, i bagnini hanno notato la presenza di strani detriti sferici, neri e dalla superficie liscia e oleosa, che le correnti avevano depositato lungo la battigia. La scoperta ha immediatamente destato allarme, tanto che le autorità locali hanno deciso di chiudere le spiagge al pubblico per garantire la sicurezza e avviare indagini approfondite.

Secondo quanto riportato dai media locali, le “palle nere” trovate sulle spiagge variano di dimensione, da piccole sfere delle dimensioni di una palla da golf fino a oggetti delle dimensioni di una palla da cricket, e sono state trovate sparse lungo tutto il litorale. I residenti, abituati a passeggiare tranquillamente sulle coste, si sono trovati di fronte a un panorama insolito e inquietante. La chiusura delle spiagge ha immediatamente fatto scattare l’attenzione dei media, e i funzionari del consiglio comunale di Randwick hanno emesso una nota ufficiale in cui si sottolineava che “i bagnini hanno scoperto strani detriti neri a forma sferica trascinati lungo tutta la battigia” dalle correnti marine.

In seguito alla scoperta, sono intervenuti esperti della New South Wales Environment Protection Authority (NSW EPA) per raccogliere campioni e avviare una serie di test chimici volti a determinare la natura esatta del materiale. Sebbene i risultati definitivi non siano ancora stati resi noti, le prime analisi suggeriscono che si tratti di materiale inquinante a base di idrocarburi, probabilmente catrame marino.

Il sindaco di Randwick, Dylan Parker, ha dichiarato sui social media: “Il consiglio sta lavorando a stretto contatto con l’EPA del NSW per sviluppare una metodologia di bonifica e un processo di smaltimento sicuro per i detriti“. Le autorità locali, tuttavia, hanno avvertito che la situazione potrebbe richiedere ancora del tempo prima che venga completamente risolta, e hanno consigliato alla popolazione di evitare le spiagge fino a nuovo ordine.

Cosa sono le “palle di catrame”?

Secondo gli esperti, è possibile che le misteriose sfere nere siano delle cosiddette “palle di catrame“, un fenomeno ben documentato nelle acque marine in seguito a fuoriuscite di petrolio. Quando il greggio entra in contatto con l’acqua salata e i detriti marini, può solidificarsi in queste forme sferiche, trasportate dalle correnti verso la costa. Questo tipo di inquinamento è spesso il risultato di perdite accidentali da navi o piattaforme petrolifere, oppure di infiltrazioni di petrolio da fonti naturali nel fondale oceanico.

Le “palle di catrame” sono note per essere particolarmente difficili da rimuovere, poiché il materiale idrocarburico tende a legarsi con la sabbia e gli altri detriti presenti sulla spiaggia. La loro presenza rappresenta un rischio non solo per l’ambiente, ma anche per la salute pubblica, in quanto il contatto diretto con queste sostanze può causare irritazioni cutanee o altri problemi di salute. Inoltre, la fauna marina potrebbe ingerire accidentalmente queste sfere tossiche, con gravi conseguenze per l’ecosistema.

Terranova e Labrador: misteriose “macchie bianche” di origine sconosciuta

Nel frattempo, a migliaia di chilometri di distanza, un fenomeno altrettanto misterioso sta colpendo le coste del Canada. Dallo scorso settembre, sulle spiagge di Terranova e Labrador, sono state avvistate delle strane “macchie bianche“, descritte dai residenti come sostanze vischiose e appiccicose. Il loro aspetto ha suscitato curiosità e preoccupazione tra la popolazione locale, tanto che sono state inviate squadre di tecnici per analizzare il materiale.

Le macchie bianche, che misurano fino a 15 centimetri di diametro, sono state descritte da un residente come “se qualcuno avesse provato a fare il pane ma avesse fatto un pessimo lavoro”. Questa descrizione colorita ha tuttavia evidenziato la natura insolita e non familiare del materiale trovato. Le autorità canadesi, inizialmente incerte sull’origine di queste macchie, hanno condotto analisi preliminari che suggeriscono che la sostanza possa essere di origine vegetale. Tuttavia, non è ancora chiaro quale sia la fonte esatta e come questa sostanza sia finita lungo le coste.

Secondo un funzionario dell’agenzia governativa Canadian Environmental Protection Agency (CEPA), “i test preliminari dimostrano che la sostanza è di origine vegetale, ma ulteriori analisi sono necessarie per determinare se vi siano eventuali contaminazioni o altre implicazioni”. Le autorità hanno finora rassicurato la popolazione, ma il mistero rimane irrisolto, e gli esperti stanno cercando di capire se si tratti di un fenomeno naturale o il risultato di attività umane.

Inquinamento marino e cambiamento climatico: un connubio letale per gli oceani

Questi eventi, sebbene separati da distanze geografiche enormi e da contesti locali molto diversi, sollevano questioni globali di grande rilevanza. Il nostro pianeta, e in particolare i suoi oceani, sta subendo trasformazioni profonde, alimentate da fattori complessi come l’inquinamento marino e il cambiamento climatico.

Negli ultimi decenni, i mari del mondo sono diventati il ricettacolo di quantità sempre maggiori di sostanze inquinanti, provenienti sia da fonti industriali che da rifiuti quotidiani. L’accumulo di plastica, idrocarburi, prodotti chimici e altri rifiuti pericolosi ha alterato in modo significativo gli ecosistemi marini, con conseguenze devastanti per la biodiversità.

Gli oceani, che rappresentano circa il 70% della superficie terrestre, svolgono un ruolo cruciale nell’equilibrio climatico globale, assorbendo enormi quantità di anidride carbonica (CO₂) e contribuendo alla regolazione della temperatura del pianeta. Tuttavia, l’inquinamento marino, combinato con l’aumento delle temperature causato dai cambiamenti climatici, sta minacciando la capacità degli oceani di svolgere queste funzioni vitali.

Le “palle nere” avvistate in Australia e le “macchie bianche” in Canada potrebbero quindi essere solo un sintomo di un problema ben più vasto e radicato. Le sostanze inquinanti che finiscono negli oceani non scompaiono, ma si accumulano e si trasformano, dando vita a fenomeni imprevedibili e spesso pericolosi.

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