Un team di ricercatori dell’Università del Nebraska-Lincoln ha avviato uno studio su una possibile riserva inesplorata di idrogeno (H₂) situata nelle profondità del continente nordamericano. Questa scoperta potrebbe rappresentare una risorsa energetica pulita e di grande portata. Circa 1,1 miliardi di anni fa, il continente si è quasi diviso in due, creando una spaccatura di 1.900 chilometri di rocce vulcaniche conosciuta come Rift Valley del Midcontinent, che si estende attraverso diversi stati, tra cui Minnesota, Michigan, Wisconsin, Iowa, Nebraska e Kansas. Gli scienziati ritengono che questa fascia geologica possa contenere idrogeno naturale in quantità sufficienti a generare energia su larga scala.
L’obiettivo del progetto è valutare la portata della riserva e la fattibilità della sua estrazione. “La nostra comprensione dei processi che regolano la produzione, la migrazione e l’accumulo di idrogeno naturale nel sottosuolo continentale profondo è ancora agli inizi“, ha dichiarato Seunghee Kim, professore di ingegneria civile presso Charles J. Vranek e uno dei principali ricercatori del progetto.
Un pozzo di prova è stato perforato in Nebraska cinque anni fa, e i dati finora raccolti sono incoraggianti. Gli scienziati ipotizzano che le condizioni geomeccaniche e biogeochimiche presenti nella Rift potrebbero limitare la dispersione dell’idrogeno e permetterne l’accumulo in quantità “economicamente significative” nel sottosuolo. “Potrebbe essere abbastanza profondo da essere immagazzinato ma abbastanza superficiale da potervi accedere“, ha aggiunto Karrie Weber, professoressa di scienze della Terra e dell’atmosfera e scienze biologiche, anche lei coinvolta nel progetto. “La geologia è a nostro favore“.
Secondo una stima dell’US Geological Survey, la crosta terrestre potrebbe contenere tra decine di milioni e decine di miliardi di megatoni di idrogeno, ma gran parte di questa riserva è inaccessibile perché situata troppo in profondità o troppo distante dalle coste. Proprio per questo, siti come la Midcontinent Rift sono di particolare interesse per la ricerca. Altre fratture sotterranee nel mondo, tra cui quelle in Francia, Germania, Russia e Africa, potrebbero presentare simili potenzialità.
Seunghee Kim ha sottolineato che il team sta analizzando vari aspetti, come il flusso e le infiltrazioni di idrogeno dal sottosuolo alla superficie, la possibilità di immagazzinare naturalmente l’idrogeno o utilizzare sistemi di stoccaggio progettati appositamente, nonché le reazioni tra idrogeno e minerali o fluidi presenti nel sottosuolo. Inoltre, uno degli aspetti chiave riguarda la velocità e la quantità di idrogeno che potrebbe essere consumato dai microrganismi. Mentre Kim si concentra sugli aspetti ingegneristici, Weber e un altro ricercatore principale, Hyun-Seob Song, stanno esplorando le implicazioni biogeochimiche e microbiologiche del progetto.
La scoperta di questa riserva di idrogeno rappresenta una speranza per il futuro delle energie rinnovabili, offrendo la possibilità di ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche fossili e di contribuire a un sistema energetico più pulito e sostenibile.