Torna lo scorbuto nel XXI secolo: donna canadese colpita

Il 5,9% della popolazione negli Stati Uniti ne soffre, mentre nel Regno Unito i tassi possono raggiungere il 25% in alcuni gruppi a basso reddito
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Nel diciottesimo secolo, lo scorbuto era sinonimo di vita in mare aperto. I marinai, privati di frutta e verdura fresca per lunghi periodi, ne cadevano vittime, manifestando sintomi debilitanti come sanguinamenti gengivali, debolezza muscolare e persino morte. Con l’avvento della scienza nutrizionale e la scoperta della vitamina C come prevenzione, la malattia sembrava destinata a scomparire. Eppure, nel ventunesimo secolo, lo scorbuto non solo persiste ma riemerge in forme inaspettate.

Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato sul Canadian Medical Association Journal (CMAJ), in cui un team di medici dell’Università di Toronto – Kevin R. Murray, Diana Cagliero, Thomas Kiebalo e Sarah Engelhart – ha documentato il caso di una donna di 65 anni che ha presentato sintomi tipici della malattia, in un contesto ben lontano dalle navi del passato.

Un caso che fa riflettere: una paziente in condizioni di isolamento sociale

La protagonista di questa storia è una donna anziana di Toronto che, a causa di gravi problemi di mobilità, conduceva una vita limitata al proprio appartamento. La sua dieta, composta quasi esclusivamente da zuppa e pesce in scatola, senza un adeguato apporto di prodotti freschi, l’ha portata a sviluppare una grave carenza di vitamina C. Quando è giunta al pronto soccorso, lamentando dolore e debolezza alle gambe, nonché lesioni cutanee e un generale pallore, i medici sono stati inizialmente colpiti da una combinazione di sintomi aspecifici che rendevano complessa la diagnosi.

Questo caso rappresenta un esempio complesso di insicurezza alimentare che si manifesta con una diagnosi non comune“, ha spiegato la dottoressa Sarah Engelhart, una delle autrici dello studio. “Una diagnosi unificante è stata individuata solo dopo una valutazione dettagliata della sua storia sociale e alimentare“.

Questa riflessione mette in luce l’importanza di un’analisi a tutto tondo quando ci si trova di fronte a casi apparentemente confusi. La paziente non aveva accesso a una rete di supporto esterna che potesse aiutarla a fare la spesa o cucinare, aggravando la sua situazione nutrizionale. Oltre ai problemi di mobilità, soffriva di altre condizioni croniche e, come hanno poi scoperto i medici, era una fumatrice, il che peggiora ulteriormente l’assorbimento di vitamina C.

Lo scorbuto, una minaccia nascosta nella società moderna

I sintomi dello scorbuto sono insidiosi e facilmente confondibili con altre patologie. La debolezza, l’affaticamento, le lesioni cutanee e i sanguinamenti anomali possono essere attribuiti a una vasta gamma di condizioni, rendendo la diagnosi particolarmente difficile. Questo è uno dei motivi per cui la malattia continua a colpire, anche se in modo silenzioso, gruppi vulnerabili nella società moderna.

Secondo i dati riportati nello studio, la carenza di vitamina C è più comune di quanto si pensi: il 5,9% della popolazione negli Stati Uniti ne soffre, mentre nel Regno Unito i tassi possono raggiungere il 25% in alcuni gruppi a basso reddito. L’insicurezza alimentare – definita come l’incapacità di accedere regolarmente a una quantità sufficiente di cibo nutriente – gioca un ruolo chiave in questo contesto. In Canada, una famiglia su cinque affronta questa sfida quotidiana, un dato che rende chiaro quanto la questione alimentare sia ancora centrale, nonostante viviamo in un’epoca di abbondanza tecnologica.

Il fumo, come dimostrato nel caso della paziente, è un altro fattore cruciale. È risaputo che il tabacco riduce la concentrazione di vitamina C nel corpo, esacerbando il rischio di scorbuto.

Il ritorno delle malattie dimenticate: perché prestare attenzione

L’aspetto forse più preoccupante di questo caso è che non si tratta di un episodio isolato. Il ritorno di malattie considerate “del passato” in contesti moderni e sviluppati dimostra quanto le disuguaglianze socioeconomiche possano influire sulla salute delle persone, in particolare tra le fasce più vulnerabili della popolazione. Come evidenziato dagli autori dello studio, gruppi specifici – come bambini, anziani isolati o individui con disturbi dello spettro autistico e modelli alimentari restrittivi – sono particolarmente a rischio.

Una volta iniziato il trattamento con la vitamina C, i sintomi sono migliorati“, affermano i medici nel report. Infatti, la diagnosi di scorbuto è stata confermata attraverso un semplice esame del sangue che ha rilevato livelli critici di vitamina C. Da quel momento, con la somministrazione di integratori vitaminici, la paziente ha iniziato a mostrare segni di miglioramento, evidenziando quanto sia semplice la cura della malattia una volta diagnosticata correttamente.

Tuttavia, il vero problema resta la diagnosi, poiché i medici spesso non considerano immediatamente lo scorbuto come una possibile causa. I casi documentati nel mondo occidentale rimangono relativamente rari, il che spiega una certa riluttanza nel prendere in considerazione questa malattia quando si affrontano sintomi generici.

L’importanza della diagnosi precoce e della consapevolezza medica

Quando valutiamo pazienti con modelli alimentari restrittivi, dovremmo sempre tenere in considerazione la carenza di vitamina C“, avverte Engelhart. Questo è particolarmente vero per individui che vivono in situazioni di isolamento sociale o con insicurezza alimentare. Anche chi soffre di disturbi da uso di sostanze, o condizioni che influenzano l’assorbimento di nutrienti, come la sindrome da malassorbimento, dovrebbe essere monitorato attentamente.

La prevenzione dello scorbuto passa inevitabilmente attraverso l’educazione nutrizionale, l’accesso a una dieta equilibrata e il supporto alle fasce più deboli della popolazione. Per molti, un’alimentazione ricca di frutta e verdura fresche è data per scontata, ma per altri rappresenta una sfida quotidiana. Le disuguaglianze economiche e sociali che influiscono sull’accesso a cibi sani sono al centro della questione.

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