Negli ultimi decenni, la neve in pianura è diventata un fenomeno sempre più raro, al punto che oggi pochi centimetri di accumulo attirano l’attenzione dei media e della popolazione. Questo cambiamento non è solo una questione di percezione, ma riflette una trasformazione climatica concreta e significativa, confermata dai dati e dalle analisi scientifiche. La Pianura Padana, una delle aree più monitorate in Italia, rappresenta un esempio lampante di questa tendenza.
Le rilevazioni climatiche mostrano che negli ultimi 30-40 anni la nevosità è calata drasticamente. In molte località della Pianura Padana, gli accumuli nevosi annuali sono diminuiti di circa un terzo rispetto al trentennio precedente. Se tra il 1961 e il 1990 la neve media annua si attestava su circa 88 centimetri, nel periodo 1991-2020 questo valore è sceso a 61,7 centimetri. La riduzione è particolarmente evidente a partire dalla fine degli anni ’80, con un calo generalizzato e costante registrato da tutte le serie storiche nivometriche della zona.
Parallelamente, anche le caratteristiche delle nevicate sono cambiate. Gli episodi abbondanti, con accumuli superiori ai 30 o 40 centimetri, sono diventati eventi eccezionali. Se in passato erano relativamente frequenti, oggi risultano quasi scomparsi dal panorama invernale delle pianure. Gli anni ’90 si sono rivelati il decennio meno nevoso in assoluto dall’inizio delle rilevazioni, con accumuli medi inferiori ai 40 centimetri. Inoltre, l’incidenza degli inverni senza neve o con accumuli minimi è cresciuta in modo significativo: a Milano, ad esempio, tra il 1987 e il 1993 si sono registrati cinque inverni completamente privi di neve, un fenomeno straordinario considerando che dal 1763 se ne erano contati in totale solo nove.
Le cause di questa trasformazione sono chiaramente legate al riscaldamento globale. L’aumento delle temperature medie ha spostato verso l’alto il limite delle nevicate, che si innalza di circa 150 metri per ogni grado di riscaldamento. Questa dinamica non solo influisce sulle nevicate in pianura, ma riduce anche lo spessore e la durata della neve a quote collinari e montane, specialmente al di sotto dei 1500 metri. Inoltre, le precipitazioni invernali, che un tempo cadevano prevalentemente sotto forma di neve, si verificano sempre più spesso come pioggia, anche a quote un tempo considerate sicure per gli accumuli nevosi.
Il cambiamento in atto è quindi profondo e strutturale, influenzato in modo decisivo dalle alterazioni del clima globale. Se un tempo le abbondanti nevicate in pianura erano considerate parte normale dell’inverno, oggi rappresentano un’eccezione che sorprende e genera stupore. Questo fenomeno è un chiaro segnale del mutamento climatico e delle sue implicazioni tangibili sul territorio, sottolineando la necessità di comprendere e affrontare con urgenza le conseguenze del riscaldamento globale.