“Il plutonio è un elemento chimico tossico e radioattivo con una emivita superiore a 24mila anni. E’ chiaro che il suo nome incute paura nella popolazione e nei media perché è percepito come un rischio per la salute. L’Italia ha una lunga tradizione sul nucleare e sulla medicina nucleare e grandi competenze, le autorità” nel caso dell’operatore del Centro ricerche ‘Casaccia’ dell’Enea che è venuto a contatto con il plutonio “hanno agito al meglio e non deve esserci allarme nella popolazione, visto che l’operatore non è in isolamento ed è tornato a lavoro. In Italia la sicurezza nucleare è alta”. Così all’Adnkronos Salute Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima).
“Si può entrare in contatto con il plutonio in maniera interna e esterna – avverte Miani – per inalazione, ingestione o contaminazione cutanea con una ferita aperta. Oggi sono gli operatori che lavorano con sostanze radioattive le categorie più a rischio che devono rispettare una normativa specifica e devono essere garantiti lori tutti gli strumenti di protezione. Poi ci possono essere contaminazioni di tipo esterne attraverso la cute, i capelli o indumenti sporchi e qui si deve evitare che la sostanza radioattiva penetri. Quindi c’è la necessità di una decontaminazione e di un isolamento se necessario. Il limite di sicurezza per il contatto con sostanze radioattive è di 20 mSv all’anno (irradiazione esterna e incorporazione)”.
Quali sono i rischi per l’organismo? “Nel caso si superi i limiti di dose per le persone professionalmente esposte a radiazioni, il plutonio come altre sostanze interagisce con il nostro Dna, porta a modifiche e mutazioni e quindi ad un rischio oncologico”, conclude Miani.