Una scoperta straordinaria ha portato alla luce quella che è già stata definita la “Stonehenge francese” nel comune di Veynes, nelle Hautes-Alpes (Alte Alpi). Gli archeologi hanno individuato una ventina di monoliti, alti oltre un metro, risalenti al Neolitico, un’epoca conclusa circa 4.000 anni fa. Il ritrovamento è avvenuto nel corso di scavi preventivi iniziati lo scorso marzo, in preparazione alla costruzione di un cantiere di edilizia popolare.
Secondo quanto riportato, il più alto dei monoliti raggiunge un’altezza di 1,20 metri. La portata del ritrovamento ha richiesto un’estensione delle attività di scavo per diverse settimane. La società specializzata in archeologia preventiva Eveha ha coordinato l’intervento, coinvolgendo un’équipe di 15 archeologi, tra cui alcuni antropologi.
Tra i reperti emergono testimonianze suggestive: alcune steli sono associate a siti di cremazione e a depositi di ossa di grandi ruminanti. Alcuni monoliti mostrano strutture composte da pietre erette e cupole architettoniche di varia forma. Gli esperti ipotizzano che il sito possa aver avuto una funzione sepolcrale, ipotesi confermata dalle tracce di cremazione. Inoltre, alcune stele contengono resti di focolari e un deposito di due vasi, alimentando l’ipotesi che si trattasse di un luogo connesso a pratiche rituali.
“Se non un luogo di culto, almeno un luogo di memoria“, ha dichiarato Cédric Lepère, responsabile scientifico del sito, in un’intervista al quotidiano Le Figaro. L’interpretazione cultuale del luogo è rafforzata dalla presenza di incisioni sui monoliti. Una delle steli presenta due figure antropomorfe con corna, mentre altre incisioni, danneggiate dal tempo, saranno esaminate in laboratorio.
La datazione del sito, già stabilita, ha rivelato almeno tre fasi di occupazione. Cédric Lepère ha spiegato: “Siamo in un sito che ha subito almeno tre fasi di occupazione. Inizialmente, a sud dell’area, abbiamo scavato una sezione occupata poco dopo 5.000 anni fa, dove abbiamo scoperto silos che suggeriscono la presenza di abitazioni. Poi abbiamo scoperto una sezione più recente, risalente all’età del bronzo (circa 1.000 a.C.). Infine, in modo del tutto inaspettato, abbiamo scoperto un settore più antico e molto più enigmatico. Quest’ultima area, che contiene cerchi di pietre rotte, si pensa risalga ad almeno 6.000 anni fa“.
Nonostante l’importanza del ritrovamento, il sito sarà destinato a scomparire nei prossimi mesi, con il completamento del cantiere. Tuttavia, i reperti più significativi saranno ospitati al museo Gap, mentre rilievi fotogrammetrici consentiranno la ricostruzione in 3D del luogo, offrendo la possibilità di visite virtuali.
La scoperta rappresenta un’importante testimonianza del Neolitico e delle pratiche rituali di un passato remoto, arricchendo la conoscenza storica e archeologica della regione.