Il 26 dicembre 2018 il forte terremoto di Santo Stefano scuote le pendici dell’Etna

Le conseguenze del sisma si sono rivelate pesanti, con danni significativi a edifici e infrastrutture
MeteoWeb

La notte di Santo Stefano di 6 anni fa, il 26 dicembre 2018, la terra ha tremato alle pendici dell’Etna. Alle ore 03:19, una scossa di magnitudo Mw 4.9 ha colpito la zona etnea con epicentro a Viagrande, nel Catanese. Questo terremoto, durato tra i 10 e i 12 secondi, ha scosso profondamente l’area della Sicilia orientale, facendosi sentire distintamente fino a Siracusa e Ragusa.

I danni e l’impatto sul territorio

Le conseguenze del sisma si sono rivelate pesanti, con danni significativi a edifici e infrastrutture. Nei Comuni vicini all’epicentro, come Viagrande, Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Acireale, Milo, Santa Venerina, Trecastagni e Zafferana Etnea, sono stati riportati 1.175 edifici danneggiati, di cui 401 dichiarati gravemente compromessi. Le aree più colpite, come Fleri e Pennisi, hanno subito gli effetti più rilevanti del sisma, a causa della loro vicinanza alla faglia di Fiandaca.

La faglia di Fiandaca

Il terremoto non è stato un evento isolato, ma il risultato di una complessa attività sismica dell’area etnea. Il sisma ha provocato la rottura della faglia di Fiandaca lungo un tratto di circa 8 km, estendendosi da Acicatena fino a Monte Ilice. Questa fagliazione superficiale è un segno tangibile della fragilità geologica del territorio.

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