Una tempesta perfetta si abbatte sul settore dell’automotive, alle prese con l’affanno delle auto elettriche, l’espansione dei cinesi in Europa e le multe Ue legate alla decarbonizzazione. La realtà è che le vendite delle auto elettriche non decollano: sono in picchiata (i dati Jato indicano cali a doppia cifra fino a superare il -30%, segnala Il Sole24ore), e questo ha ripercussioni sul tutto il settore, con chiusure di fabbriche a raffica. Nonostante l’Ue abbia confermato l’obiettivo di vendere solo veicoli a zero emissioni dal 2035, i dati di settembre indicano solo il 14% di vendite in Europa e il 4% in Italia. “I motivi sono molteplici: l’autonomia percepita, i costi di ricarica elevati, soprattutto in Paesi come l’Italia, l’inadeguatezza delle infrastrutture di ricarica, l’incertezza sui valori residui, e i prezzi d’acquisto sempre più alti, che penalizzano le vendite anche dei veicoli non elettrici. Siamo davvero ancora lontani da una diffusione di massa dell’elettrico”, spiega Dario Duse, Responsabile Emea del team Automotive e Country Leader Italia di AlixPartners.
Dopo aver fatto annunci sull’all-in nell’elettrico, ora le case automobilistiche si trovano costrette a rivedere i propri piani, anche alla luce della concorrenza cinese e delle regole Ue per il 2025, che prevedono il limite di 94 grammi di C02/km. Ciò significa che i costruttori dovrebbero produrre almeno il 20% di auto elettriche ma con l’attuale situazione delle vendite, ciò significa che queste auto resterebbero invendute. “Le case piuttosto smetteranno di produrre termiche e ibride per non pagare multe o comprare crediti di CO2. E le stime, indicate anche da Luca de Meo, ceo di Renault e Presidente di Acea indicano che a rischio ci sono circa 2,8 milioni di vetture che non saranno prodotte, corrispondete all’output di una decina di fabbriche europee”, riporta Il Sole24Ore, sottolineando come Acea abbia “chiesto di intervenire per rivedere le norme 2025 stabilite ben prima del Covid con altre previsioni sul successo dell’auto elettrica”.
“Dal 2025 – afferma Duse – entrerà in vigore lo scalino ulteriore di riduzione della CO2 emessa dai veicoli venduti (target diversi per ciascun OEM, -15% vs il 2021) e la penalizzazione sarà di 95 euro per ogni grammo medio in più. Importi che potrebbero azzerare il profitto operativo di un costruttore medio europeo che vende circa 3 milioni di veicoli. In un mercato stagnante dove i volumi produttivi sono sotto stress, e le quote di mercato vanno difese strenuamente dall’attacco di nuovi costruttori (cinesi in primis), ridurre le penalizzazioni può significare dover forzatamente produrre meno veicoli con motore a combustione. Tutto questo comporta un ulteriore invecchiamento del parco auto, che in Italia si avvicina ormai a 13 anni, producendo chiaramente risultati opposti a quelli di decarbonizzazione”.