Gli organi dei donatori trasferiscono la memoria? Strani cambiamenti di personalità dopo il trapianto

La memoria cellulare è una teoria secondo cui anche le cellule non neuronali possono conservare tracce di informazioni
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L’idea che un organo trapiantato possa trasferire qualcosa di più di una semplice funzione biologica, portando con sé ricordi, emozioni o persino tratti di personalità, appare incredibile. Tuttavia, numerose testimonianze di pazienti sottoposti a trapianto di cuore indicano cambiamenti profondi e spesso inspiegabili. Dal desiderio di cibi mai apprezzati prima, a nuove paure, fino a preferenze musicali, il fenomeno solleva interrogativi scientifici ed etici, aprendo uno spazio per la ricerca interdisciplinare.

Storie straordinarie: la memoria nei trapianti

Un caso particolarmente noto è stato pubblicato nel Journal of Near-Death Studies nel 2002, riguardante una donna, ballerina e coreografa, attenta alla salute e alla dieta. Dopo aver ricevuto un trapianto di cuore, sviluppò un bisogno irrefrenabile di consumare crocchette di pollo, un alimento che non aveva mai mangiato prima. Il dettaglio che ha colpito i ricercatori è che, al momento della morte, il donatore – un giovane uomo – aveva crocchette di pollo nelle tasche della giacca.

Era una ballerina e coreografa attenta alla salute, dopo aver lasciato l’ospedale aveva un bisogno incontrollabile di andare in un ristorante Kentucky Fried Chicken e ordinare crocchette di pollo, un cibo che non mangiava mai. […] È interessante notare che le crocchette di pollo fritto del Kentucky non consumate sono state trovate nella giacca del giovane quando è stato ucciso.”

Simili storie si ripetono in testimonianze raccolte da clinici e ricercatori, coinvolgendo preferenze musicali, orientamento politico o artistico, e persino paure. Un’altra paziente, dopo aver ricevuto il cuore di una vittima di annegamento, sviluppò una fobia per l’acqua, mai presente nella sua vita precedente.

Questi racconti, per quanto aneddotici, suggeriscono un misterioso legame tra il cuore e aspetti profondi dell’identità umana.

La memoria è confinata al cervello?

Tradizionalmente, la memoria e l’identità sono state considerate appannaggio esclusivo del cervello, l’organo responsabile dell’elaborazione delle informazioni e della gestione delle emozioni. Tuttavia, il cuore, come altri organi, potrebbe giocare un ruolo più complesso nella definizione dell’essere umano. Alcuni meccanismi proposti includono:

Memoria cellulare

La memoria cellulare è una teoria secondo cui anche le cellule non neuronali possono conservare tracce di informazioni. Ogni cellula, infatti, contiene DNA, RNA e proteine che interagiscono in modi complessi per regolare la funzione e rispondere a stimoli esterni. Si ipotizza che le cellule cardiache possano “memorizzare” esperienze o abitudini e, una volta trasferite a un nuovo organismo, potrebbero trasmettere tali informazioni.

Un’analogia interessante è rappresentata dai sistemi immunitari dei donatori e dei riceventi. Il sistema immunitario “memorizza” gli antigeni incontrati, e l’introduzione di nuove cellule immunitarie può cambiare le risposte del corpo. Potrebbe accadere qualcosa di simile con le cellule del cuore?

Modifiche epigenetiche

L’epigenetica studia come i fattori ambientali e biologici possano alterare l’espressione genica senza modificare la sequenza del DNA. I geni possono essere attivati o disattivati da fattori come lo stress, l’alimentazione o le esperienze di vita. Un organo trapiantato potrebbe portare con sé modifiche epigenetiche, influenzando il comportamento o la personalità del ricevente. Questa ipotesi è coerente con alcune osservazioni, ma richiede ulteriori ricerche per essere dimostrata.

Campo elettromagnetico cardiaco

Il cuore genera un potente campo elettromagnetico, rilevabile anche a distanza dal corpo. Questo campo interagisce costantemente con il cervello e con altri organi, influenzando processi neurologici e fisiologici. Quando un nuovo cuore viene trapiantato, il suo campo elettromagnetico potrebbe interagire in modo unico con il sistema del ricevente, generando cambiamenti nelle preferenze o nei comportamenti.

La rete neurale del cuore

Il cuore possiede una propria rete neurale, composta da circa 40.000 neuroni, che viene talvolta definita il “piccolo cervello”. Studi recenti suggeriscono che questa rete neurale non solo regola la frequenza cardiaca, ma comunica attivamente con il cervello attraverso segnali neurologici, biochimici ed energetici. Potrebbe questa rete neurale conservare frammenti di memoria o influenzare il cervello del ricevente?

La connessione cuore-cervello: una strada a doppio senso

Tradizionalmente, si è sempre considerata l’influenza del cervello sul cuore, ad esempio nella regolazione della frequenza cardiaca. Tuttavia, evidenze crescenti indicano che il cuore può influenzare a sua volta il cervello. La comunicazione cuore-cervello avviene attraverso quattro principali meccanismi:

  1. Neurologico: segnali inviati tramite il nervo vago.
  2. Biochimico: rilascio di ormoni e neurotrasmettitori.
  3. Biofisico: impatti diretti del battito cardiaco sul sistema nervoso centrale.
  4. Energetico: il campo elettromagnetico del cuore interagisce con il corpo e l’ambiente circostante.

Questa complessa interazione potrebbe spiegare perché un organo trapiantato, con una propria “memoria” o firma elettromagnetica, possa influenzare il comportamento e le emozioni del ricevente.

Oltre il biologico: le implicazioni psicologiche

Non va sottovalutata l’influenza psicologica di un trapianto. Il ricevente affronta un’esperienza traumatica e trasformativa, che include l’accettazione di un organo proveniente da un’altra persona. Questo processo può scatenare emozioni profonde, a volte amplificate dall’immaginazione o dalla consapevolezza di dettagli sulla vita del donatore.

Inoltre, i farmaci anti-rigetto e gli antidolorifici, necessari per il recupero, possono alterare la chimica cerebrale, contribuendo a modifiche temporanee o permanenti nella personalità.

La scienza si interroga: stato dell’arte

Nonostante le numerose testimonianze, la scienza non ha ancora identificato un meccanismo definitivo per spiegare il fenomeno. Gli studi finora condotti hanno fornito indizi intriganti ma non conclusivi. Gli autori di una revisione scientifica del 2024 sulla memoria cardiaca hanno dichiarato: “Prove emergenti suggeriscono che il trapianto di cuore può comportare il trasferimento dei tratti della personalità e dei ricordi del donatore al ricevente, sfidando le visioni convenzionali della memoria e dell’identità. Inoltre, la rete neurale del cuore e la comunicazione bidirezionale con il cervello supportano il concetto di connessione cuore-cervello nella memoria e nella personalità.”

Prospettive future

Il fenomeno dei cambiamenti di personalità nei pazienti trapiantati rimane uno dei misteri più affascinanti e controversi della medicina moderna. Se ulteriori ricerche riusciranno a dimostrare un legame concreto tra cuore e memoria, le implicazioni saranno enormi, non solo per la scienza medica, ma anche per la filosofia, la psicologia e l’etica.

Nel frattempo, ogni trapianto continua a raccontare una storia unica, unendo due vite in modo intimo e spesso inspiegabile. E mentre la scienza lavora per risolvere questo enigma, rimane una domanda curiosa: cosa potrebbe raccontare il cuore di un donatore al suo nuovo proprietario?

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