I virus possono aiutarci a proteggere la pelle dal sole

"Il virus si comporta quasi come un faro per dire: 'Questa cellula ha perso la funzione p53' e potrebbe diventare cancerosa"
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Un gruppo di virus, noti come beta papillomavirus umani (beta HPV), che si trovano comunemente sulla nostra pelle, potrebbe svolgere un ruolo protettivo contro lo sviluppo di tumori causati da un’eccessiva esposizione al sole. Questo è quanto emerge da un recente studio condotto dalla Harvard Medical School e pubblicato sulla rivista Cancer Cell.

Per condurre la ricerca, gli autori hanno infettato un tipo di topo senza pelo con uno di questi virus, denominato MmuPV1. Successivamente, sia i topi infetti che un gruppo di controllo sono stati esposti alle radiazioni UV più volte alla settimana per diversi mesi. Entrambi i gruppi hanno accumulato mutazioni nelle cellule della pelle, tra cui una mutazione nel gene p53, che regola la divisione cellulare e la morte. La perdita di funzione di questo gene può portare alla formazione di “cloni” p53 mutanti, che sono chiazze di cellule dall’aspetto normale. Sebbene queste cellule non siano dannose di per sé, esse possono evolvere in chiazze squamose precancerose e, infine, in carcinomi.

Nei topi infettati dal MmuPV1, però, i cloni p53 erano significativamente più piccoli rispetto a quelli degli animali non infetti, suggerendo che il virus svolga una funzione di controllo sulle cellule mutanti. Questo effetto protettivo sembrava essere specifico per il papillomavirus, infatti, quando i ricercatori hanno infettato i topi con il poliomavirus, un altro virus della pelle, non hanno riscontrato alcuna differenza tra gli animali infetti e quelli non infetti dopo l’esposizione ai raggi UV.

In generale, i risultati suggeriscono che il papillomavirus si replica in modo anomalo e rapido nelle zone della pelle danneggiate dai raggi UV. Questa crescita eccessiva stimola il sistema immunitario a rimuovere le cellule danneggiate. L’idea che i virus possano “segnalare” le cellule potenzialmente cancerose è stata definita “affascinante” da Tim Fenton, un biologo del cancro presso l’Università di Southampton, non coinvolto nello studio. Intervistato da Science, Fenton ha spiegato: “Il virus si comporta quasi come un faro per dire: ‘Questa cellula ha perso la funzione p53’ e potrebbe diventare cancerosa.”

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