Il rischio segreto nei frullati e gelati: la carragenina che scatena il diabete di tipo 2

Nel diabete di tipo 2, il corpo sviluppa una resistenza all'insulina, il che porta a livelli pericolosamente alti di zucchero nel sangue
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Un additivo alimentare presente in frullati, gelati e nel latte di soia potrebbe essere legato all’insorgenza del diabete di tipo 2. La sostanza in questione è la carragenina, un emulsionante e addensante comunemente utilizzato nell’industria alimentare per la sua consistenza gelatinosa. La scoperta proviene da una ricerca condotta da Robert Wagner, ricercatore clinico in diabete e metabolismo all’università Heinrich Heine di Düsseldorf, e pubblicata sulla rivista BMC Medicine.

Lo studio suggerisce che gli emulsionanti, come la carragenina, possano danneggiare l’intestino, destabilizzare i livelli di zucchero nel sangue e, in alcuni casi, causare tumori intestinali. I ricercatori si sono concentrati in particolare su questo additivo, presente in numerosi dolci e alimenti processati, per valutare il suo impatto sul rischio di sviluppare diabete di tipo 2.

Nell’ambito della ricerca, sono stati coinvolti 20 uomini sani, di età compresa tra 27 e 31 anni, a cui sono state somministrate dosi giornaliere di carragenina (250 mg) per due settimane, aggiunte alla loro dieta normale. Un gruppo di controllo ha ricevuto un placebo. Alla fine del periodo di sperimentazione, i partecipanti sono stati sottoposti a risonanze magnetiche del cervello e dell’intestino per identificare eventuali segni di infiammazione, un noto precursore di malattie intestinali. Inoltre, i ricercatori hanno misurato la sensibilità all’insulina, fondamentale per il controllo dei livelli di zucchero nel sangue.

Nel diabete di tipo 2, il corpo sviluppa una resistenza all’insulina, il che porta a livelli pericolosamente alti di zucchero nel sangue. I risultati mostrano che i partecipanti del gruppo trattato con carragenina, in particolare quelli con un peso corporeo maggiore, hanno mostrato una riduzione della sensibilità all’insulina rispetto al gruppo placebo, con segni di disfunzione epatica. Inoltre, le risonanze magnetiche cerebrali hanno rivelato infiammazione nell’ipotalamo, area del cervello responsabile del metabolismo degli zuccheri e dell’appetito, nei partecipanti sovrappeso che avevano assunto l’additivo. Un’altra risonanza magnetica dell’intestino ha evidenziato un aumento della permeabilità dell’intestino tenue, che consente a batteri più grandi e potenzialmente dannosi di raggiungere l’intestino. Questo fenomeno è stato correlato a diverse patologie, tra cui malattie cardiache e diabete di tipo 2.

La nostra ricerca suggerisce che il consumo di carragenina, analogamente a quanto osservato negli studi sugli animali, può compromettere la funzione barriera dell’intestino“, ha dichiarato Wagner. “Ciò potrebbe avere conseguenze a lungo termine sulla salute e aumentare il rischio di malattie infiammatorie“, ha aggiunto.

Norbert Stefan, responsabile del Dipartimento di Fisiopatologia del prediabete all’Helmholtz Munich, ha commentato i risultati, sottolineando che i partecipanti, probabilmente “troppo sani“, non hanno mostrato effetti metabolici significativi. “Negli individui più anziani o in sovrappeso, gli effetti potrebbero essere più forti”, ha affermato Stefan. “Per confermarlo, sono necessari ulteriori studi in questi gruppi di popolazione“.

Non è la prima volta che gli esperti osservano possibili collegamenti tra sostanze chimiche presenti negli alimenti ultra-processati e malattie gravi. Già in passato, gli scienziati avevano ipotizzato che gli emulsionanti potessero alterare la separazione tra lo strato di grasso e quello di acqua nell’intestino, creando lacune nel rivestimento protettivo. Lo studio in questione ha confermato che questo fenomeno aumenta il rischio di infezioni batteriche intestinali, alcune delle quali sono note per causare tumori intestinali.

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