I giudici della sesta sezione penale della Corte di Cassazione hanno accolto la richiesta del Pg, sulla posizione dei dirigenti della Regione Abruzzo, che andranno a processo, riformando parzialmente la sentenza d’Appello in merito alla tragedia dell’Hotel Rigopiano, investito da una valanga il 18 gennaio 2017, in cui morirono 29 persone. Insieme ai 6 dirigenti della Regione, che erano stati assolti nei due precedenti gradi di giudizio, andrà a processo anche l’ex sindaco di Farindola, Lacchetta. L’Appello bis, davanti ai giudici del tribunale di Perugia, sarà per gli allora dirigenti regionali Carlo Giovani, Carlo Visca, Pierluigi Caputi, Emidio Primavera, Sabatino Belmaggio e Vincenzo Antenucci.
In secondo grado, vi furono 8 condanne e 22 assoluzioni ed erano state confermate le pene, a tre anni e quattro mesi ai dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, sei mesi al tecnico Giuseppe Gatto e all’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso, ad un anno e otto mesi per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, a un anno e quattro mesi all’ex capo di gabinetto della Prefettura, Leonardo Bianco e due anni e otto mesi all’ tecnico del comune di Farindola, Enrico Colangeli.
Diventa definitiva la condanna ad 1 anno 8 mesi per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo. L’ex prefetto è accusato di rifiuto di atti di ufficio e falso. Confermata la condanna all’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso.
La nota della Cassazione
“La Sesta Sezione Penale della Corte di cassazione, dopo le udienze dei giorni 27 e 28 novembre 2024, all’udienza del 3 dicembre 2024, ha deciso i ricorsi nel procedimento relativo alla valanga che il 18 gennaio 2017 travolse l’Hotel Rigopiano, cagionando la morte di 29 persone e le lesioni personali ad altre 9. In accoglimento parziale del ricorso del Procuratore generale presso la Corte di appello di L’Aquila, la Corte di cassazione ha riformato la decisione dei Giudici di merito disponendo l’annullamento della sentenza di appello che, come già quella di primo grado, aveva escluso la responsabilità dei dirigenti del Servizio di Protezione civile della Regione Abruzzo per i reati di disastro colposo e omicidio e lesioni plurime colpose. Con riguardo al Sindaco di Farindola e al tecnico del Comune dell’epoca dei fatti, nonché ai due funzionari della Provincia di Pescara condannati dalla Corte di appello per omicidio e lesioni colpose plurimi, la Corte di cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha disposto un nuovo giudizio di appello per rivalutare le loro posizioni”. Lo riporta una nota della Sesta Sezione della Corte di Cassazione.
“La Corte di cassazione ha, poi, confermato la condanna dell’allora Prefetto di Pescara per i delitti di omissione di atti d’ufficio e di falso ideologico in atto pubblico, nonché del capo di Gabinetto della stessa Prefettura per falso ideologico in atto pubblico. Sono state, altresì, confermate le assoluzioni disposte in primo e secondo grado per il delitto di depistaggio contestato al Prefetto e ai suoi funzionari. Sono state, infine, confermate le condanne del gestore dell’albergo e del geometra che aveva redatto la relazione allegata al permesso per la ristrutturazione dell’albergo stesso per i reati di falsità ideologica loro attribuiti. Sui risarcimenti in favore delle parti civili si deciderà all’esito del giudizio di rinvio“, conclude la nota.
Familiari delle vittime: “oggi qualcosa ci è stato dato”
‘‘Oggi qualcosa ci è stato dato, rispetto a quello che ci era stato tolto in primo e secondo grado. Siamo soddisfatti per la sentenza, ora vedremo a Perugia cosa succederà’‘, dicono i familiari delle vittime della strage di Rigopiano dopo la sentenza dei giudici della Cassazione.
‘‘Per noi parti civili è un risultato grandioso, per una volta la Cassazione – dice all’Adnkronos l’avvocato Massimiliano Gabrielli, uno dei legali di parte civile – ha garantito uno scampolo di giustizia in più ai familiari delle vittime: il nuovo processo nei confronti dei dirigenti della Regione e la contestazione del reato di disastro ci garantisce la salvezza dalla prescrizione di tutti gli altri reati, come l’omicidio colposo, ed un vero responsabile civile per i risarcimenti del danno a favore delle vittime”.
“Si è trattato di un totale stravolgimento delle sentenze di primo e secondo grado, con il coinvolgimento di figure in precedenza assolte come i dirigenti e i funzionari regionali che a Perugia devono rispondere dell’accusa di disastro colposo per non aver attivato la Carta Valanghe. Un esito che ci soddisfa, anche sull’aspetto civilistico si aprono per noi scenari interessanti”, afferma Wania della Vigna, avvocato di parte civile di Silvia Angelozzi, sorella di una delle vittime di Rigopiano.