Per la prima volta, le lesioni pancreatiche pre-maligne, che sono precursori del cancro al pancreas, sono state individuate attraverso le immagini ottenute dalla risonanza magnetica. Questo risultato è stato raggiunto grazie al lavoro di un team di scienziati della Champalimaud Research, che ha pubblicato i suoi studi sulla rivista Investigative Radiology, rendendo noti i risultati ottenuti. Il gruppo, guidato da Noam Shemesh e Carlos Bilreiro, ha utilizzato la risonanza magnetica per immagini (RMI) per identificare lesioni pre-maligne nel pancreas, un tipo di lesione notoriamente difficile da rilevare, soprattutto con questo tipo di analisi.
Secondo gli esperti, il lavoro apre nuove prospettive per la diagnosi precoce nelle persone a rischio e per un nuovo approccio nella valutazione e nel trattamento del cancro al pancreas. Quando il tumore è ancora localizzato, il tasso di sopravvivenza a cinque anni è del 44%, secondo le statistiche recenti del National Cancer Institute degli Stati Uniti. Tuttavia, se la malattia si diffonde con metastasi, il tasso di sopravvivenza scende drasticamente al 3%. Purtroppo, i sintomi del cancro al pancreas sono aspecifici e facilmente confondibili con altre malattie, il che porta spesso a una diagnosi in stadi molto avanzati. Come spiegano gli scienziati: “Le neoplasie intraepiteliali pancreatiche, o PanIN, non vengono diagnosticate dalle attuali modalità di imaging, ma potrebbero consentire una diagnosi precoce prima che i sintomi diventino pericolosi“.
I ricercatori hanno sviluppato una nuova tecnica di risonanza magnetica chiamata imaging del tensore di diffusione, o DTI, che si basa sulla diffusione delle molecole d’acqua all’interno dei tessuti. Questo approccio, ideato circa trent’anni fa, è già utilizzato per l’imaging del cervello, ma è la prima volta che viene applicato in un contesto differente come quello delle lesioni pancreatiche. “Ogni scanner MRI ha già implementato questo metodo“, commenta Shemesh, “lo abbiamo solo utilizzato in modo un po’ diverso. Guardando al pancreas, siamo stati in grado di individuare cambiamenti microstrutturali che caratterizzano i PanIN nei campioni di tessuto pancreatico e in vivo per modelli murini inclini a sviluppare tali lesioni“.
Questo lavoro offre una base solida per condurre esperimentazioni sugli esseri umani, sfruttando conoscenze già consolidate e un metodo ormai ben implementato. “Questo studio“, conclude Bilreiro, “potrebbe essere considerato una pietra miliare nella ricerca sulle lesioni pre-maligne del cancro al pancreas. Ora possiamo anche comprendere meglio come si sviluppa la malattia. Per quanto riguarda la sua applicazione clinica, saranno necessari ulteriori studi per adattare la tecnica al contesto clinico ed esplorare possibilità di intervento o di sorveglianza per le lesioni pre-maligne. Abbiamo compiuto un primo passo verso la diagnosi precoce del cancro al pancreas“.