Il caffè fa bene? Lo studio sulle malattie neurodegenerative: un aspetto può fare la differenza

L'Alzheimer e il Parkinson sono tra le malattie neurodegenerative più comuni e rappresentano alcune delle principali cause di disabilità e dipendenza nelle popolazioni anziane

Una recente ricerca pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition ha rivelato che gli anziani che consumano caffè non zuccherato, in particolare quello contenente caffeina, presentano un rischio significativamente inferiore di sviluppare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, le demenze correlate e il Parkinson. Al contrario, tale associazione positiva non è stata riscontrata nel consumo di caffè zuccherato o dolcificato artificialmente. L’Alzheimer e il Parkinson sono tra le malattie neurodegenerative più comuni e rappresentano alcune delle principali cause di disabilità e dipendenza nelle popolazioni anziane a livello mondiale. Attualmente, si stima che oltre 63 milioni di persone siano affette da queste condizioni globalmente. La malattia di Alzheimer è una patologia progressiva che colpisce memoria, pensiero e comportamento. Nonostante non esista una cura definitiva, i trattamenti mirano a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita.

Il Parkinson, invece, è una malattia progressiva che colpisce principalmente il movimento, causata dalla degenerazione dei neuroni che producono dopamina. Tra i sintomi principali vi sono tremori, rigidità, lentezza nei movimenti e difficoltà di equilibrio, ai quali si possono aggiungere disturbi del sonno, depressione e cambiamenti cognitivi.

Lo studio: metodo e risultati

Guidato da Tingjing Zhang, il team di ricercatori ha analizzato i dati del UK Biobank, un vasto database biomedico contenente informazioni sulla salute, genetica e stili di vita di circa 500.000 partecipanti nel Regno Unito. Per questo studio, sono stati esaminati i dati di 204.847 partecipanti, raccolti attraverso questionari alimentari compilati tra il 2009 e il 2012. I partecipanti, di età compresa tra i 40 e i 69 anni, sono stati suddivisi in quattro gruppi in base al tipo di caffè consumato:

  • Caffè non zuccherato
  • Caffè zuccherato
  • Caffè con dolcificanti artificiali
  • Non consumatori di caffè

Circa il 54% dei partecipanti consumava caffè non zuccherato, mentre il 24% non ne beveva affatto. Il restante 22% si divideva tra consumatori di caffè zuccherato (16%) e con dolcificanti artificiali (6%).

I risultati hanno mostrato che:

  • I consumatori di caffè non zuccherato avevano un rischio inferiore del 29-30% di sviluppare Alzheimer, demenze correlate e Parkinson rispetto ai non consumatori. Questo gruppo presentava anche un rischio di mortalità correlata a queste malattie ridotto del 43%.
  • Il consumo di caffè decaffeinato è stato associato a una riduzione del 34-37% del rischio di Alzheimer e Parkinson e a una mortalità correlata inferiore del 47%.
  • Invece, il consumo di caffè zuccherato o dolcificato artificialmente non ha mostrato benefici significativi nella riduzione del rischio di queste malattie o della mortalità correlata.

Implicazioni per la salute pubblica

Gli autori dello studio sottolineano un messaggio chiaro per la salute pubblica: il consumo di caffè non zuccherato, in particolare quello con caffeina, potrebbe essere un’arma efficace nella prevenzione delle malattie neurodegenerative. Al contrario, l’aggiunta di zucchero o dolcificanti artificiali potrebbe annullare questi benefici e dovrebbe quindi essere evitata.

“I nostri risultati rivelano associazioni significative tra il consumo di caffè non zuccherato e un rischio ridotto di malattie neurodegenerative, nonché di mortalità correlata. Questo rafforza l’importanza di preferire caffè senza zucchero o dolcificanti per massimizzare i benefici per la salute”,  concludono i ricercatori.

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